Habemus Papam

I parroci: «La persona giusta» 

«I primi segnali al mondo mostrano semplicità e spirito di servizio» 

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Sorpresi, in un primo momento forse anche perplessi, sia per la provenienza che per la scelta del nome: un americano e, per di più, si chiamerà Leone XIV. Questione di pochi istanti poi il nuovo Papa ha conquistato il cuore di tutti, dei centomila in piazza san Pietro come dei parroci di Cagliari.

«Non nascondo che quel nome così antico, seguito poi da quel numero, 14, mi ha fatto pensare a qualcosa di lontano», afferma don Emanuele Mameli, parroco a Mulinu Becciu della Madonna della Strada, a Cagliari. «Questa è invece la Chiesa, la novità della Chiesa, un uomo che si aggrappa alla catena dei suoi predecessori, anch’essi testimoni della fede. E poi le sue prime parole, quel saluto pasquale “Pace a voi” che vuol dire tutto, che apre il vangelo e il cuore dell’uomo. La prima impressione è molto bella, quella della persona giusta. Anche per come si è posto, con il segno sacerdotale della stola, con la sua emozione e commozione: mi hanno fatto vedere in lui semplicità e spirito di servizio».

Pronostici smentiti

«Ancora una volta sono stati smentiti i pronostici della vigilia, il toto-papa, le previsioni di tanti saccenti», dice don Marco Lai, parroco di sant’Eulalia alla Marina, «perché, ancora una volta, la scelta del Conclave con l’elezione di questo Papa conferma che c’è un’azione dello Spirito che “soffia dove vuole”, agisce e interviene superando i disegni dell’uomo. Andando, un po’ come tutti, a scavare nella vita del cardinal Prevost, mi pare molto bella la sua esperienza missionaria in America Latina, in Perù, per una Chiesa sempre “in uscita”, per dirla con Papa Francesco, attenta agli ultimi degli ultimi: non un caso, allora, il nome di Leone XIV nel solco di chi, come il predecessore Leone XIII, con l’enciclica “Rerum Novarum” aprì la strada alla Dottrina sociale della Chiesa».

«Non appena ho appreso dell’elezione del nuovo Pontefice», afferma padre Pippo Basile, religioso carmelitano e parroco della Madonna del Carmine, «ho scritto ai miei parrocchiani come non fosse un caso che l’insediamento del nuovo Papa sia avvenuto nel giorno in cui la Chiesa celebra la Madonna di Pompei, la “Regina delle misericordie”. Quasi un passaggio di testimone fra i due papi nel segno della “Salus populi romani”, o della nostra Madre del Carmelo. Non nascondo che in cuor mio facessi il tifo per il cardinal Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, perché in lui vedevo il “ponte” fra Occidente e Oriente: ma, scorrendo velocemente il curriculum di Prevost, i suoi studi in Italia, l’essere stato missionario in sudamerica e poi, soprattutto, le sue prime parole dalla Loggia delle Benedizioni con l’appello alla pace, all’unità e alla concordia mi hanno commosso ed emozionato quanto, se non più del nuovo Papa».

«Nel solco di Francesco»

«Stavamo celebrando la Messa vespertina», aggiunge don Massimo Noli, parroco di Santa Lucia nel quartiere di san Benedetto «in comunione con piazza san Pietro quando è arrivata la notizia. Il primo pensiero? Proseguirà nel solco di Papa Francesco ma con l’originalità che gli viene dall’essere un religioso agostiniano, uomo con una forte impronta teologica e dogmatica. Già la citazione del famoso passaggio di Sant’Agostino “con voi sono cristiano, per voi sono un vescovo” ci parla del suo carisma: sarà il Papa giusto per questi tempi difficili e problematici che stiamo attraversando, autentico promotore di pace. Sono felicissimo».

«Uno degli slogan che più spesso si è sentito nei giorni scorsi era che ogni nome andava bene, fuorché un americano, perché non era il momento giusto. E invece», dice don Marcello Contu, cappellano dell’ospedale Brotzu «siamo davanti a una scelta molto coraggiosa dei cardinali che, in pochi giorni, hanno deciso, al contrario, che questo fosse il momento opportuno, abbandonandosi all’azione dello Spirito Santo. Importante poi la scelta del nome, che riprende il Papa della “Rerum Novarum” e l’insistenza sul messaggio della pace, in piena continuità con Papa Francesco, sino all’ultima benedizione, al mondo e all’Urbe, come suo lascito finale».

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