Conferenza di Roma.

La pace è lontana, Meloni punta sulla “ricostruzione” 

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Roma. Poteva essere la grande occasione per cementare un accordo di pace, ma lo stato della guerra in Ucraina ha fatto tramontare nel governo la speranza che Roma possa essere la cornice dell’apertura di un nuovo capitolo per Kiev. La politica estera rimane comunque il centro dei pensieri di Giorgia Meloni, che sta cercando di preparare al meglio l’appuntamento con la Conferenza per la ricostruzione del 10 e 11 luglio - dove sono attese 100 delegazioni e 40 organizzazioni internazionali - mentre continua a seguire il dossier dazi e l’impatto che potrà avere sull'export delle aziende italiane. Per mettere in campo strumenti di sostegno, dicono dall'esecutivo, bisognerà comunque stare a vedere se si riuscirà a chiudere un’accordo con gli Stati Uniti entro il 9 luglio (Donald Trump non crede che «servirà la proroga») che potrebbe fermarsi sul punto di compromesso di una extra tassazione al 10%. E il ruolo degli Usa è essenziale sul fronte ucraino. Roma si è sempre schierata «con Kiev fino a quando sarà necessario» e spingerà sulla ricostruzione, ospitando la conferenza internazionale cui parteciperanno duemila aziende e un migliaio di rappresentati di enti locali e società civile. La mattinata del 10 sarà aperta da Meloni che dovrebbe accogliere, tra gli altri, Volodymyr Zelensky e Ursula von der Leyen, accompagnata da diversi commissari. Ai circa 3500 partecipanti si rivolgerà anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Una trentina i panel, che spazieranno dall’economia alla cultura e si concentreranno su quattro grandi “dimensioni”: coinvolgimento dei privati, capitale umano, dimensione locale e regionale e riforme per l’adesione di Kiev all’Ue.

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