Sanluri.

«La mia arte snobbata dal Comune» 

L’amarezza di Lello Porru, ma il sindaco Urpi replica: «Non è vero» 

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Un lungo viaggio nella propria memoria artistica, un omaggio alla sua Sanluri, anche se non si sente compreso da tutti. Antonio Porru, noto Lello, 75 anni, racconta la sua personale storia attraverso 64 opere realizzate sulle pareti delle case nel centro storico (fatte gratuitamente o per volontà di privati), 40 graffiti e 20 toponimi che identificano le vie antiche.

Lo sfogo

«L’amarezza - dice - è data dal fatto che gli amministratori locali spesso non si accorgono di avere talenti in casa, preferiscono i grandi nomi della televisione. La conferma che “nessuno è profeta in patria”». Un esempio su tutti: «A inaugurare la rassegna letteraria qualche anno fa è stato Vittorio Sgarbi che ha parlato a lungo di Caravaggio. Di quella lezione di un’ora al paese cosa è rimasto? Nessuno lo ricorda più. Mentre chi fa tante rinunce e si dedica all’arte, alla conservazione della tradizione e spende la propria vita per tramandarla deve restare a guardare». Opposto il pensiero del sindaco, Alberto Urpi: «Mi sono impegnato al massimo per avere il via libera della Regione a concedere l’esclusiva a Porru di realizzare le opere nel centro storico. Aggiungo, gli sono stati affidati anche lavori, uno per tutti, lo stemma della materna, dedicata a Roberta Zedda, giovane dottoressa barbaramente uccisa».

Il tour

Porru, mentre con orgoglio illustra i suoi graffiti per le vie del borgo, si lascia andare a commenti a volte duri e altre commoventi, dalla politica al consumismo. «Essere artista nel paese dove sono nato – dice – mi riempie di gioia. Avrei potuto avere molto di più allargando i confini, l’eccezione è data da pochi esemplari a Cagliari ed Oristano». Unico nell’Isola ad aver scelto questa forma artistica attraverso quattro fasi: prima l’intonaco sulla parete, poi l’incisione con un comunissimo chiodo, segue la pittura bianca e infine i colori. «Non amo le mostre – ammette – per una semplice ragione, inevitabilmente mi porterebbero al ‘sistema arte’, dove l’ideologia imperante è quella del profitto. Come i politici, operano non per dovere verso chi ha dato loro fiducia e per il bene pubblico in generale, ma soltanto quando in cambio ottengono qualcosa che permette consensi. Hanno una passione, unica e sola, la smania di far quattrini».

Le opere

Ci sono tutti i suoi temi, in primo luogo quelli della tradizione, creazioni artistiche cariche di significato sociale. La prima è del 2004, sulla parte di un antico pozzo dove l’arte si mescola alla scrittura e immortala un pezzo di storia sarda. Elementi di artigianato, simboli di opere pubbliche e di riferimenti all’arte universale. Quello di cui ne va più fiero è l’ultima cena di 12 pastori. «Rappresenta la fine della civiltà contadina. A Sanluri sono personaggi noti, li ho chiamati per nomi. Erano soliti incontrarsi in un luogo, per rappresentarli ho scelto proprio una delle pareti. C’è un tema attuale, una donna racconta della violenza in casa, delle lacrime come caglio per coagulare il latte. Un’immagine eloquente del mio modo di essere artista. Arrabbiatissimo e solitario contro il potere dominante della politica».

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