Cronaca

Il dolore di Orune per l’ultimo figlio ucciso 

Ai funerali di Luigi Contena anche il padre Pietro, in carcere per l’omicidio di Luca Goddi 

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Un paese in silenzio, una chiesa piena, una bara di legno chiaro davanti all’altare. Ieri, nella parrocchia di Santa Maria Maggiore a Orune, si sono celebrati i funerali di Luigi Contena, il 32enne ucciso venerdì mattina in un agguato. Accanto alla madre Tina, al fratello Salvatore e alla fidanzata Gonaria, c’era anche il padre Pietro, detenuto dal maggio scorso con l’accusa di essere coinvolto nell’omicidio del compaesano Luca Goddi, avvenuto nell’agosto del 2023. Per lui, un permesso straordinario concesso per dare l’ultimo saluto al figlio.

Chiesa blindata

La chiesa era presidiata dalle forze dell’ordine, in un clima teso e profondamente segnato dal dolore. Sulla bara, un cuscino della famiglia e poi quell’enorme cuore di rose rosse, ultimo gesto dei sogni e un futuro spezzato a Luigi e alla sua fidanzata, Gonaria Chessa. Intorno all’altare, cuscini floreali, segni silenziosi dell’affetto e dello strazio.

L’atmosfera carica di dolore e paralisi emotiva strideva in maniera quasi surreale con l’armonia serena degli affreschi che decorano le volte della chiesa: immagini di fede e bellezza che sembravano parlare di pace, mentre nel cuore dei presenti dominavano solo silenzio e lacrime. A celebrare è stato il parroco don Andrea Biancu, affiancato da don Totoni Cosseddu, don Santino Cimino, don Evangelista Tolu e don Roberto Dessolis che hanno portato la preghiera del vescovo Antonello Mura.

Un libro senza fine

Le parole dell’omelia sono state un grido dolente e insieme una chiamata alla coscienza di tutti: «Non abbiate paura degli uomini, non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno il potere di uccidere l’anima», ha detto don Andrea. Poi l’affondo sulla lunga catena di sangue che continua a stringere Orune. «Questa chiesa ha conosciuto la paura e il terrore. Essere qui davanti al corpo senza vita di Luigi ci obbliga a guardare in faccia la gravità di una situazione che conosciamo bene. È come un libro che si riapre sempre alla stessa pagina e non sembra mai avere un epilogo».

Il parroco ha parlato di un’ombra oscura che grava sul paese, di un cambiamento atteso ma ancora lontano. Ha ammonito chi usa la violenza come risposta, chi crede di poter «essere legge a se stesso», alimentando una spirale senza uscita.

La speranza

«La soluzione non è – e non sarà mai – spezzare la linea della vita. Al desiderio di giustizia deve accompagnarsi il rifiuto radicale di ogni logica di vendetta» ha sottolineato. Infine, un invito alla speranza e alla responsabilità collettiva: «Il conforto può venire solo dall’alto. Fra pochi giorni celebreremo Su Cossolu, e ancora una volta ci sarà chiesto di scegliere» la via della pace o quella del rancore. Un messaggio forte, col quale il parroco sembra aver voluto rimarcare che ci vuole più coraggio a perdonare, perché lo si fa ogni giorno, nella fatica e nel dolore di accettare la perdita di un figlio, un padre, un fidanzato, un fratello, un amico.

Le indagini

Intanto, mentre Orune si ferma per il lutto, le indagini vanno avanti senza sosta. I carabinieri, coordinati dal procuratore Andrea Jacopo Ghironi, mettono in fila indizi raccolti nelle campagne tra Su Fochile Mannu e Sa Serra, dove si è mosso l’esecutore. I militari ascoltano testimoni, verificano movimenti, incrociano testimonianze. Il quadro resta complesso, ma l’obiettivo è stringere il cerchio su chi ha sparato e perché.

La morte di Luigi Contena, ennesimo capitolo della lunga scia di sangue che da anni devasta il paese, ha lasciato dietro di sé un vuoto e paura. Orune oggi ha pianto, pregato, ma la speranza è che inizia a guardare a un futuro dove il dolore non sia più la normalità, e dove non servano più permessi speciali per salutare un figlio dentro una chiesa blindata.

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