Regione

Egas, Todde scarica gli alleati E in Consiglio scoppia la guerra 

Acqua: la presidente conferma Albieri col centrodestra. Banchi vuoti in Aula  

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Alessandra Todde non è tornata indietro. Ma nemmeno Pd e Progressisti l’hanno fatto. Così in Egas, l’ente che regola il sistema idrico sardo, è di nuovo finita male. La governatrice, insieme ai sindaci del centrodestra, ha riconfermato Fabio Albieri alla presidenza senza che l’elezione, seppure a tempo, sino all’approvazione del Consuntivo 2025 entro il prossimo 30 aprile, sia stata riconosciuta dai partiti del Campo largo. Gli effetti della bomba Egas si sono sentiti pure in Consiglio regionale, dove il numero legale è mancato di continuo, per le assenze in maggioranza. In più è spuntato un giallo: nel comunicato ufficiale di Egas si legge che Albieri è in sella per «il prossimo triennio», smentendo quanto Todde ha fatto mettere a verbale. Solo in serata è arrivata la correzione.

Il braccio di ferro

È carica di sottigliezze politiche la contesa in Egas. Todde, che mercoledì scorso si è inventata il patto con il centrodestra per sostenere Albieri, ha voluto dare prova di forza tenendo il punto: nessuna marcia indietro rispetto agli accordi presi con l’opposizione in Regione; a essere respinta è stata semmai la richiesta degli alleati di votare subito un presidente di centrosinistra. Solo che la governatrice potrebbe non aver considerato un elemento: Albieri non deve approvare solo il Consuntivo in primavera. Subito, entro fine mese, ha l’obbligo di far passare il Bilancio preventivo 2026. E se Pd e Progressisti non si sfilacciano, il presidente riconfermato rischia di non avere i numeri per andare avanti. Per arrivare sino ad aprile. L’unica speranza – e questa è un’altra partita ancora – è avere il sostegno del Comune di Tissi, il sesto voto su undici non dato ad Albieri, in quota Orizzonte Comune.

La resistenza

È evidente che Todde, con la concessione del mandato a tempo, pensava di sistemare le cose nel Campo largo, salvando capra e cavoli. Ma Pd e Progressisti non l’hanno considerata una grande concessione. Messaggio della chiarezza affidato al dem Pietro Cocco, sindaco di Gonnesa: «Prendiamo atto del passo avanti fatto dalla presidente – è stato il riferimento alla scadenza del 30 aprile –, ma per noi l’elezione (di Albieri) continua a non essere valida». Cocco si riferiva ai cinque voti del 3 dicembre, quando si è aperto lo scontro tra Todde e alleati. Ieri il Comitato istituzionale d’ambito, organo esecutivo di Egas cui spetta, tra le altre cose, scegliere il presidente dell’ente, si è riunito per proseguire la seduta di mercoledì scorso, quando Albieri ha incassato cinque preferenze su undici. La maggioranza assoluta è di sei. Di qui il non riconoscimento dell’elezione da parte di Pd e Progressisti.

Gli assetti

Ieri, a mezzogiorno e mezzo, davanti all’ingresso di Egas in viale dei Giornalisti 46 a Cagliari, Todde, accompagnata da una persona del suo staff, ha salutato Albieri. Per loro, missione compiuta, suggellata con un affettuoso abbraccio. Albieri, 50 anni, sindaco di Calangianus, è un ex dem di Sardegna 20venti, passato con il centrodestra ai tempi di Solinas governatore dopo che nel 2022 incassò la seconda elezione in Egas. La prima è datata 2019, con Pigliaru capo della Giunta. Adesso il terzo obiettivo di fila, che però rischia di convertirsi in boomerang. In vittoria di Pirro. Nel Comitato istituzionale l’asse Todde-centrodestra ha contro i sindaci di Cagliari (Massimo Zedda), Porto Torres (Massimo Mulas), Gonnesa (Pietro Cocco), Sarule (Maurizio Sirca) e Padru (Antonello Idini). Astenuto pure Giovanni Maria Budroni (Tissi). A favore di Albieri, il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, che ieri ha presieduto la seduta, in qualità di componente più anziano, e invocato «l’accordo unitario». Posizione identica per Beniamino Garau (Capoterra) e Giuseppe Antonio Mellino (Nule). Todde e lo stesso Albieri sono il quarto e il quinto voto del patto. In serata la presidente, per provare a placare le irritazioni nel Campo largo, ha fatto filtrare che «l’accordo (su Albieri) è tra sindaci, mossi in autonomia, al di là dei partiti. Si attende il Consuntivo per valutare i prossimi passi. L’obiettivo resta la difesa dell’acqua pubblica».

Campo largo nel caos

Ma nell’arco di tutta la giornata i segnali sono stati di tutt’altro segno. Sin dalla mattina, fuoco e fiamme in chiave democratica hanno segnato i lavori dell’Aula: seduta sospesa quattro volte per assenza di numero legale, sino alla resa finale, con il “tutti a casa”, sino a data da destinare. Dalla presidenza, a guida Comandini, hanno fatto sapere che «sono mancati un po’ tutti i gruppi», ma le bordate dell’opposizione hanno raccontato un’altra versione. «Questa giornata verrà ricordata come il mercoledì nero della XVII legislatura», ha tuonato Fausto Piga, vicecapogruppo FdI. «Denunciamo pubblicamente un’anomalia istituzionale che rischia di diventare prassi abituale e, nella sua pervicacia, svela la fragilità di questa presunta “maggioranza ampia”», hanno incalzato in consiglieri di Forza Italia. In commissione Sanità stesso problema: lavori mai iniziati per via delle assenze. All’ordine del giorno c’era l’audizione di Todde, alla sua prima uscita da titolare della Sanità dopo il licenziamento di Bartolazzi. Ma nemmeno la presidente-assessora si è presentata. L’opposizione, con una nota unitaria, ha letto così l’ultimo braccio di ferro: «La maggioranza ha sfiduciato la propria leader. Un segnale che conferma, ancora una volta, lo stato di caos e paralisi in cui versa la coalizione, divisa da lotte interne e veti incrociati, mentre il Servizio sanitario regionale continua a sprofondare».

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