Il caso decadenza non è affatto chiuso. Lo indicano con chiarezza le memorie del difensore del Collegio di regionale di garanzia elettorale della Corte dei Conti. Riccardo Fercia, esperto giurista, rimette la palla al centro, lasciando ogni decisione alla Corte d’Appello del Tribunale civile, che si riunirà il 7 novembre. Inutile girarci intorno: in queste memorie difensive è scritto che la doppia sentenza della Corte costituzionale è in linea con quella del Tribunale di Cagliari. «Anzi, la Consulta non entra nel merito che ci sia il rendiconto», dice Pietro Pittalis, segretario di Forza Italia Sardegna. «Se ci fosse il rendiconto, potrebbe anche essere sbagliato nei suoi contenuti. Ma qui non c’è, come già certificato dal Tribunale». E quindi, che sia la Corte d’Appello a decidere, nel prevedibile clima di uno scontro politico ad accompagnare la decisione.
Polemica
Proprio Pittalis sottolinea l’aspetto del rendiconto: «La partita è ancora aperta», prosegue il segretario regionale del partito di Tajani. «Il Tribunale di Cagliari, in primo grado, sostiene che il rendiconto non c’è, non che è sbagliato. Già solo per questo ci sarebbe poco da festeggiare, tra i sostenitori della governatrice, perché significherebbe essersi esposti a una sanzione di almeno 40 mila euro per una violazione di legge». E poi: «Non voglio pensare a che cosa avrebbe fatto il Campo largo a parti invertite, cioè se al Governo ci fossimo noi. Non so se avrebbero gridato al complotto per una sentenza che, in modo inequivocabile, riconosce i fatti».
«Al lavoro»
Sulla stessa linea Paolo Truzzu, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, che a febbraio 2024 è stato sconfitto proprio da Alessandra Todde: «Credo che serva cautela», spiega. «Invece di festeggiare, bisogna lavorare e fare le cose che servono all’Isola, In questa fase sarei molto cauto: ogni sentenza che è arrivata è stata molto differente rispetto a quella che tutti si aspettavano. Anche per questo», chiosa l’ex sindaco di Cagliari, «eviterei di fare previsioni». Per i Riformatori interviene il capogruoppo Umberto Ticca: «Le sentenze le lascio ai giudici, ma è evidente che, nonostante sia cambiato lo scenario, le gravi violazioni sono tutte confermate e che i 5 stelle hanno un pessimo rapporto con la trasparenza. A noi interessa batterli alle urne, non nei Tribunali: dopo quasi due anni di malgoverno e nessun risultato», chiude Ticca, «la bocciatura dei sardi è già evidente».
Il Campo largo
Cautela, ma toni del tutto diversi, sul versante del Campo largo. Il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini cerca di spegnere in partenza ogni polemica: «Le sentenze vanno rispettate anche quando non piacciono, soprattutto se sono sentenze del massimo organo di garanzia del nostro Stato democratico che è la Corte Costituzionale», sostiene Comandini. «Credo che, dopo la sentenza della Consulta, interessi pochissimo ai cittadini sardi questa querelle di ricorsi e contro ricorsi, e interessi di più che noi continuiamo a lavorare». Quindi avverte, riferendosi alle memorie di Fercia: «C’è una netta differenza tra chi svolge il ruolo di avvocato e di giudice, di solito le sentenze le emettono i giudici e non gli avvocati». Francesco Agus (Progressisti), incalza: «Non entro nel merito delle decisioni che la magistratura ha preso e che prenderà», argomenta. «Ne ho il massimo rispetto, ma invito a non confondere i piani: è doveroso pretendere che gli amministratori rispettino le regole e, se le violano, rispondano con sanzioni proporzionate e previste dalla legge. Ben altra cosa, ed enormemente più grave, è auspicare il caos istituzionale. Persino i critici più severi della Giunta hanno salutato con favore la fine dell’incertezza: la Sardegna non può permettersi di restare nel limbo. Nemmeno l’opposizione ne ricaverebbe vantaggi: ha diritto a confrontarsi con un governo pienamente operativo e senza alibi o spade di damocle», chiude Agus. «Per questo auspico che la sentenza della Corte ristabilisca la serenità necessaria a un confronto politico».
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