Sarà forse per scelta, per le difficoltà economiche o per la carenza di servizi dedicati alle famiglie, sta di fatto che in città le culle sono sempre più vuote.
Anche lo scorso anno si è chiuso con un bilancio nettamente negativo sul fronte delle nascite (appena 278) e nell’arco degli ultimi dieci anni il tasso di natalità è crollato da 9 nati per mille abitanti ad appena 4. Un valore inferiore al tasso di mortalità che invece si attesta sul 9,4. Si tratta di dati che collocano Quartu al 6300° posto su 7896 Comuni italiani.
Scuole sempre più vuote
E sono dati che ovviamente si ripercuotono anche sui numeri registrati negli asili nido e nelle scuole, dove le iscrizioni sono in continua diminuzione.
Come ha di recente rivelato il sindaco Graziano Milia, durante la presentazione di una mostra: «Negli ultimi dieci anni ad esempio nella scuola dell’infanzia siamo passati da 1216 iscritti a 696 e nella scuola primaria da 2749 a 2130, ma col passare degli anni questi dati sono destinati a peggiorare», ha denunciato il primo cittadino.
E mentre un tempo le famiglie numerose con anche otto e anche nove figli erano abbastanza frequenti, adesso chi fa questa scelta si conta davvero sulle dita di una mano.
La famiglia numerosa
Una di queste eccezioni è Manola Cossu 50 anni e 6 figli. «Tutti grandi adesso, dai 19 ai 29 anni. La seconda si è sposata il mese scorso». Cinque femmine e un maschio, il più piccolo. «Sia io che mio marito, per fortuna lavoriamo. Secondo me a scoraggiare le coppie a fare figli, oltre chiaramente alle scelte personali, è che non ci sono abbastanza servizi, che non si riesce a conciliare gli orari di lavoro con la famiglia, che non sai dove sistemare i figli quando tu lavori, e questo diventa sacrificante». Detto questo, «io stessa che lavoro in un supermercato e che quindi lavoro la domenica, i festivi, ho dovuto fare i salti mortali. Non ci sono asili nido sufficienti aperti nel pomeriggio, le strutture private vanno pagate e anche se adesso ci sono contributi che prima non c’erano, le difficoltà non mancano». Oltre questo, «c’è un cambiamento sociologico: molte coppie preferiscono non avere figli anche perché sono preoccupate per il futuro soprattutto a livello economico, mentre prima non era così».
La scelta opposta
Carla Mattana non ha bambini. «Non è facile oggi avere figli perché la vita è troppo cara e garantire una sicurezza è difficile». E poi, «c’è il lato pratico: una lavoratrice non ha gli strumenti per gestire un bimbo, non ci sono strutture, asili, soprattutto pubblici che garantiscano un rientro sereno alla madre dopo la maternità obbligatoria. Lo Stato è completamente assente da questo punto di vista». Per questo, «la cultura di una volta è pressochè svanita. Servirebbe un po’ più di tutela sia per i genitori che non devono rinunciare a una carriera sia per i bimbi che potrebbero stare in strutture adeguate senza dover gravare sui nonni, che hanno bisogno anche loro di godersi la tranquillità senza essere costretti a fare i baby sitter».
Niente punto nascita
A questo si aggiunge poi che da 15 anni in città manca anche un reparto dove partorire dopo la chiusura, nel 2010, di quello all’interno della Casa di cura Città di Quartu in via Silesu. Non era bastato all’Ospedaletto – così era stato ribattezzato dai quartesi – aver aiutato a partorire oltre 200 mamme all’anno. Per restare aperti occorreva raggiungere la soglia delle 500 nascite e così per forza di cose si era stati costretti a chiudere le porte. Una scelta che probabilmente ha aggravato la crisi demografica che la città sta vivendo da qualche anno a questa parte.
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