Roma. «Vere e proprie macchinazioni» ai suoi danni avvenute «sul territorio italiano» sulle quali chiede alla Procura di indagare. Il cardinale Angelo Becciu, condannato in primo grado dal tribunale vaticano nella vicenda relativa ai fondi riservati della Santa Sede investiti in operazioni immobiliari a Londra, va al contrattacco e consegna ai Pm Clodio un esposto di oltre trenta pagine in cui ipotizza di essere stato vittima di una truffa e di un’estorsione.
«A tavolino»
Il testo ipotizza una serie di manovre orchestrate da Francesca Immacolata Chaouqui per indirizzare l’inchiesta e influenzare il processo. Tra i firmatari anche altri imputati condannati in primo grado: Enrico Crasso, ex gestore finanziario della segreteria di Stato, il funzionario Fabrizio Tirabassi e, in un atto parallelo, il finanziere Raffaele Mincione. I denuncianti scrivono che «taluni personaggi hanno condotto vere e proprie macchinazioni». Il riferimento è a «condotte illecite poste in essere dalla signora Chaouqui, persona del tutto estranea sia al processo che alle istituzioni vaticane, la quale sembrerebbe che, anche per il tramite della corresponsione di dazioni di denaro e giungendo finanche a fingersi un “anziano magistrato” collaboratore del Promotore di Giustizia vaticano, ha di fatto spinto monsignor Alberto Perlasca, all’epoca dei fatti responsabile dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, a rendere dichiarazioni in danno dei sottoscritti e a tacere ciò di cui era a conoscenza e che avrebbe potuto essere favorevole agli imputati, seguendo uno specifico copione studiato “a tavolino”».
I messaggi
Allegati all’esposto anche i molti messaggi WhatsApp tra Chaouqui e Genoveffa Ciferri, cittadina italiana legata a Perlasca: secondo i denuncianti contengono le prove di «istruzioni, pressioni e suggerimenti» che avrebbero indotto il monsignore a modificare la versione resa all’ufficio giudiziario vaticano.
Tra gli elementi forniti ai Pm di Roma spicca il riferimento esplicito a un passaggio di denaro: il 26 novembre 2022 Ciferri invia un messaggio al Promotore di Giustizia vaticano e, facendo riferimento a Chaouqui, lo informa: «Per ricompensarla dell’operato che vantava a favore di Perlasca… le feci recapitare per mano di un sindaco di un paese limitrofo al mio 15 mila euro in una busta. Ne aveva chiesti 30, ma non potei».
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