La manifestazione

A Budapest il Pride negato è un successo 

Duecentomila persone in piazza hanno sfidato il divieto di Viktor Orban 

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Budapest. Una marea umana, colorata, gioiosa, pacifica ma molto determinata ha invaso Budapest. Più forti dei divieti, delle intimidazioni e delle minacce di Viktor Orban, quasi 200mila tra giovani e meno giovani, tra coppie etero e quelle arcobaleno, parlamentari e gente comune, hanno urlato la loro voglia di libertà, di democrazia, di tolleranza, di rispetto dei diritti di tutte le minoranze, in Ungheria. Una manifestazione da record con numeri che non si vedevano dal 1989 quando gli ungheresi scesero in piazza per festeggiare la caduta del Muro di Berlino.

Il corteo

Come sempre canti, balli, musica sparata dai camion, bandiere di tutti i tipi, dalle tradizionali della comunità Lgbti+ a quelle dei singoli Paesi. Su tutte spiccava un mega striscione di un centinaio di metri raffigurante la bandiera azzurra europea. Tra i cartelli tantissimi contro Orban, ma alcuni anche contro Ursula von der Leyen. Uno di loro recitava così: «Devi decidere se difendere Orban o la democrazia». Insomma, molto più di una semplice marcia a favore dell’orgoglio omosessuale. Questo Budapest Pride, conclusosi senza alcun incidente, ha assestato un colpo durissimo al governo sovranista magiaro, che aveva vietato l’evento per legge e fatto sistemare telecamere per il rilevamento facciale lungo il percorso. Il partito dell’ultradestra Patria Nostra (Mi Hazank) ha minacciato di chiudere il ponte della Libertà, sul quale è passato il corteo, ma all’arrivo c’era solo uno sparuto gruppo di estremisti e tutto è filato via liscio.

Il segnale

Nessuno qui in Ungheria pensa alla possibile spallata di piazza, tuttavia secondo molti questa manifestazione potrebbe essere un segnale importante a favore del cambiamento. Gli occhi sono puntati sulle elezioni dell’anno prossimo dove Viktator, come lo chiamano i critici, potrebbe avere qualche difficoltà a succedere a se stesso. Ieri, però, il premier magiaro ha preferito evitare la mano pesante e si è limitato ad un post bucolico con i tre nipoti e la scritta: «Orgoglioso di loro». E il suo principale sfidante alle elezioni, Peter Magyar, aveva avvertito che «se qualcuno oggi si farà male, solo Orbán ne sarà responsabile». Certo la situazione dello stato di diritto in Ungheria resta molto controversa. Basti pensare che a metà pomeriggio, mentre un fiume umano marciava ballando per strada, la polizia ha diffuso un comunicato tra il surreale e l’imbarazzato, lamentandosi della «scarsa collaborazione dei manifestanti» e del fatto che «il traffico pedonale e stradale» fosse «caotico».

Tutto liscio

In strada, però, negozi aperti e pochissimi agenti, solo alcuni sporadici contestatori, poche persone affrontate dalla massa dei manifestanti più con ironia, come elementi di colore, che con preoccupazione. Tra tutti, per il piacere dei curiosi, una coppia di pittoreschi ragazzi barbuti, uno olandese, l’altro svedese, il primo con un mega crocifisso in mano, l’altro con una Bibbia, a maledire i manifestanti con anatemi apocalittici. L’ansia alla vigilia era tanta. Poco prima che partisse il corteo la foltissima delegazione di deputati nazionali e europei provenienti da tantissimi paesi dell’Unione, oltre un centinaio di persone, era stata tenuta di fatto rinchiusa per oltre un’ora nei giardini del palazzo del Comune a titolo precauzionale. Sono entrati nel corteo, compatti, dietro il sindaco, accolto con un’ovazione dalla folla. Proprio lui, Gergely Karácsony, si può considerare uno dei trionfatori del giorno: «Grazie, Viktor Orbán, per aver promosso una società più tollerante», ha ironizzato, dopo che aveva chiamato alla partecipazione definendo il Pride «un affare europeo».

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