È il 26 ottobre del 2000 quando scatta l'allarme per un rapimento in Sardegna, e tutta l'Isola sprofonda di nuovo nell'incubo dei sequestri.

Stefano Lorenzi, figlio 28enne di un senatore, sbarca a Porto Torres da una nave partita da Genova e, nella zona industriale, scompare. La sua Alfa Romeo viene ritrovata intorno alle 12 in una strada secondaria: ha la radio accesa, la portiera aperta, e due ruote fuori dalla carreggiata.

Gli inquirenti pensano subito al rapimento, anche se la famiglia non è particolarmente facoltosa e il giovane è in Sardegna per la seconda volta nella sua vita: solo sei persone sono a conoscenza di questo viaggio.

Scatta il piano anti-sequestri, iniziano le ricerche con le campagne battute palmo a palmo. Ma Lorenzi non si trova.

Gli inquirenti si dividono: c'è chi crede al rapimento e chi no.

Ma bastano pochi giorni e la verità salta fuori: il 28enne viene segnalato a Cagliari, in via Roma. È un edicolante a chiamare i carabinieri: "Ha comprato da me L'Unione Sarda e due biglietti per l'autobus".

E alla fine Lorenzi viene rintracciato: aveva raggiunto Civitavecchia in nave, e dalla stazione Termini stava telefonando alla moglie.

Alla base dell'allontanamento sembra ci fosse l'intenzione di cambiare vita, secondo quanto aveva confidato nelle ore in cui si nascondeva a Cagliari a qualcuno conosciuto per strada.

"Perdonatemi, avevo paura", dirà poi alla famiglia, parlando di problemi sul lavoro, ma la vicenda non gli risparmia guai con la giustizia per aver inscenato il suo rapimento: patteggerà una pena di 14 mesi, con la condizionale.

(Redazione Online/s.s.)

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