Da molti, e a ragione, è considerato uno dei più grandi giornalisti italiani. Un maestro di stile nell'uso della penna e della parola, nella trattazione dei fatti, nel racconto nudo e spesso pungente, lontano dalle opinioni o sbavature personalistiche. La figura di Indro Montanelli rimane quella di un intellettuale illuminato, dalla scrittura limpida e chiara.

Figlio di Sestilio Montanelli (con un trascorso come preside a Nuoro al Liceo Giorgio Asproni) e Maddalena Doddoli, Indro nasce a Fucecchio (Firenze).

Il 22 luglio 2001, all'età di 92 anni, muore a Milano. La sua vita professionale è un inno al giornalismo: una lunghissima storia al Corriere della Sera, durata quattro decenni, per cui scrive di tutto, dagli articoli di viaggi e letteratura e poi come inviato di guerra, fino al suo ritorno dopo il 1945.

Nel 1974 lascia via Solferino per fondare Il Giornale e tre anni più tardi è vittima di un attentato delle Brigate Rosse a Milano, colpito alla gamba da due proiettili.

L'idillio al Giornale si rompe con l'avvento in politica, nel 1994, di Silvio Berlusconi, proprietario del quotidiano. Fonda così La Voce, un'avventura che però non ha molta fortuna e naufraga dopo pochi mesi. Dopo la sua chiusura, torna a scrivere per il Corriere.

(Redazione Online/m.c.)

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