Una sarda confermata nel cda di Leonardo: è la cagliaritana Marina Calderone
Leonardo (ex Finmeccanica, azienda pubblica che si occupa di difesa, aerospazio e sicurezza) è una delle galline dalle uova d'oro dello Stato, che grazie anche ai suoi utili sopperisce alle difficoltà di bilancio. Nel cda della società (Alessandro Profumo sarà l'amministratore delegato al posto di Mauro Moretti) è stata riconfermata la cagliaritana Marina Calderone, numero uno dei consulenti del lavoro italiani.
Quale ruolo possono avere oggi le donne nei cda delle quotate? E quali risultati sono stati prodotti dalla legge Golfo-Mosca?
"La legge è stata certamente un grande passo in avanti nelle dinamiche del lavoro, ma da sola non basta. Per questo motivo il Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro ha siglato un protocollo d'intesa con il dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio volto a favorire l'incontro tra domanda e offerta di professioniste iscritte agli Albi nelle posizioni di vertice di società controllate dallo Stato e da enti pubblici, in rispetto degli obblighi di 'equilibrio di genere'".
Quali possibilità di sviluppo per Leonardo in Sardegna?
"Vedo bene un'interlocuzione con il distretto aerospaziale della Sardegna, per una azienda come Leonardo che in questo campo ha un know-how specifico. Leonardo può costituire un riferimento per i progetti innovativi sviluppati a Pula".
Sulle società pubbliche c'è sempre però un pregiudizio.
"Se pensiamo che nel 2016, rispetto al 2015, gli ordini per Leonardo sono quasi raddoppiati e che l'utile netto ordinario è aumentato di oltre il 100% è difficile immaginare che siamo in presenza di un carrozzone. Soprattutto dopo la ristrutturazione portata avanti dal precedente cda e tesa a una maggiore efficienza. Le società pubbliche, se bene amministrate, sono un valore per il Paese".
Come presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, cosa pensa dell'addio ai voucher?
"Prima della frettolosa abolizione di questo strumento per evitare il referendum del 28 maggio, gli oltre 130 milioni di buoni lavoro venduti (con una crescita vertiginosa nell'ultimo anno) meritavano un'analisi più approfondita. Troppo rigida la posizione di quanti - sindacati in testa - chiedevano di cancellare l'istituto per evitare eventuali abusi e per contrastare la precarizzazione dei lavoratori. Grazie ai voucher sono stati oltre 800.000 i lavoratori percettori di buoni lavoro prima sconosciuti al mercato del lavoro. Si poteva scegliere una strada diversa per migliorare questo strumento rispetto all'abolizione".
Non si rischia un buco normativo?
"L'immediata entrata in vigore del decreto legge 25/2017 ha prodotto la contestuale abrogazione dell'intera normativa sui voucher, con l'incredibile conseguenza che per quelli utilizzabili fino alla fine del 2017 manca una norma di riferimento".
Ci sono forme alternative da utilizzare in tempi brevi?
"Tra le diverse forme contrattuali il contratto di lavoro intermittente appare attualmente quello più adatto, perché prevede la possibilità di fare ricorso alla prestazione di lavoro 'a chiamata'. Quello intermittente, però, è un rapporto di lavoro subordinato a tutti gli effetti, che prevede adempimenti, formalità e oneri tipici di questa tipologia contrattuale. Ci sarebbe poi il contratto di somministrazione a tempo indeterminato o determinato: in questo caso è necessario rivolgersi ad un'agenzia di somministrazione autorizzata che mette a disposizione di un utilizzatore uno o più lavoratori suoi dipendenti, nel rispetto dei vincoli percentuali previsti dalla legge e dai contratti collettivi. Tuttavia il problema oggi non è tanto di alternativa ma di flessibilità e di burocrazia".