La Sardegna, malgrado se ne parli da tempo immemorabile, la formula magica per la destagionalizzazione non l'ha ancora scoperta. Terminata la stagione balneare ufficiale, sono affollati i centri urbani più grandi e, con "Autunno in Barbagia", i paesi dell'interno toccati dalla manifestazione.

Ma in questo caso i movimenti sono interni. «Più che turismo è escursionismo – spiega Massimiliano Troncia, presidente di Federalberghi Nuoro e Ogliastra – e tra l'altro genera pochissimi pernottamenti. Intendiamoci, "Autunno in Barbagia" è una bella iniziativa, sposta le persone dentro la regione, ma non è un prodotto turistico, non è una motivazione primaria di viaggio».

Dunque, benedetti siano gli eventi sportivi, i congressi, l'enogastronomia, la cultura e le "esperienze" varie, ma l'Isola non è ancora una terra capace di fare turismo oltre il mare, di registrare numeri importanti se non tutto l'anno (cosa che comunque il clima consentirebbe) almeno per nove mesi.

«La ricetta? Io credo che la strada sia quella di trattare con i vettori per avere collegamenti con destinazioni europee anche in inverno – sottolinea Battelli –. Non sono i voli con Bari, Trieste o Palermo a contribuire alla "destagionalizzazione", sono gli stranieri che la fanno. È la Regione che deve intervenire. A oggi invece a inizio novembre restano solo le briciole, il trasporto aereo si trasforma, da internazionale diventa nazionale, e mentre nel primo caso arrivano i turisti, nel secondo sono i sardi che vanno fuori». 

Cristina Cossu

L’articolo completo su L’Unione Sarda in edicola

© Riproduzione riservata