Il tribunale di Trani ha assolto dall'accusa di manipolazione del mercato cinque tra analisti e manager di Standard & Poor's, oltre alla stessa agenzia di rating.

L'accusa era di aver intenzionalmente fornito ai mercati finanziari (tra maggio 2011 e gennaio 2012) quattro report "contenenti informazioni tendenziose e distorte sull'affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal governo, per disincentivare l'acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore".

Il processo era partito dalle denunce contro le agenzie S&P e Fitch fatte da Adusbef e Federconsumatori, che ora aspettano le motivazioni della sentenza per valutare un'eventuale appello.

L'inchiesta riguardava il doppio declassamento del rating italiano (da A a BBB+) deciso dalle società tra il 2011 e il 2012 e che, a parere dell'accusa, avrebbe provocato "una destabilizzazione dell'immagine, del prestigio e degli affidamenti creditizi dell'Italia sui mercati finanziari nazionali ed internazionali".

Tanto che l'allora premier Mario Monti parlò di "un attacco all'euro e all'Europa".

La procura aveva così chiesto la condanna a due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Deven Sharma, all'epoca dei fatti presidente mondiale di S&P.

E a tre anni ciascuno (e 500mila euro di multa) per Yann Le Pallec, responsabile per l'Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer.

Per la società, invece, era stata chiesta la condanna al pagamento di 4,647 milioni.

Il tribunale di Trani ha anche assolto con formula piena ("perché il fatto non sussiste") il manager dell'agenzia Fitch, David Michael Willmoth Riley, all'epoca capo rating sovrano della sede londinese dell'agenzia. Riley era anch'egli accusato di manipolazione del mercato: per lui il pm Michele Ruggiero aveva chiesto la condanna a nove mesi di reclusione.
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