Sono 320 in tutta la Sardegna i gestori con i marchi ufficiali delle stazioni di servizio di carburante. Oggi hanno abbassato per alcune ore della mattina le saracinesche, lasciando attivo il solo self service, per poter svolgere una nuova assemblea.

Dalla Statale 131, nella stazione di servizio della Esso, hanno denunciato nuovamente il penalizzante contratto firmato con le Compagnie petrolifere. In virtù di un accordo sindacale, formato oltre dieci anni fa, i gestori delle stazioni di servizio di tutta Italia guadagnano in media 2 centesimi lordi per ogni litro di carburante venduto.

Per loro questo margine imposto rappresenta un guadagno risicato e che spesso li ha anche costretti alla chiusura. Se si considera la manutenzione, affidata alle Compagnie petrolifere, tutto il resto della gestione, pulizia, spese generali, carburante, fatturazione elettronica e stipendi, ricade sulle loro spalle. La differenza tra il servito e il self service, che arriva anche a superare i 20 centesimi a litro, viene incamerato tutto dalle Compagnie. Una ulteriore beffa per la categoria.

L'insoddisfazione dei gestori di carburante inizia a sentirsi anche nella Penisola, dove sono iniziate le prime azioni di protesta. Da Tramatza hanno rivolto un nuovo appello al Governo Conte, annunciando anche in Sardegna le prime manifestazioni.

"Abbiamo inviato il documento con le nostre rivendicazioni al Presidente del consiglio dei Ministri Conte e ai vicepremier Salvini e Di Maio - spiega Pinello Balia, gestore di una stazione di servizio a Carbonia - chiedendo un incontro urgente insieme alle Compagnie petrolifere. Se non avremmo risposta promuoveremo una manifestazione nazionale a Roma. A fare le spese sono soprattutto le donne, gli anziani e gli invalidi costretti a fare rifornimento a prezzo pieno con il servito. La nostra vertenza è stata anche portata all'attenzione dell'Adiconsum regionale".

A Tramatza si sono ritrovati i loro portavoce che rappresentano l'intera categoria isolana. Hanno nuovamente denunciato le drammatiche condizioni economiche in cui versano i gestori degli impianti di carburanti, e la contestuale assenza di tutela da parte delle associazioni di categoria. Rivendicano un margine per litro più elevato per garantire la continuità aziendale ed evitare la chiusura delle attività, individuato a 100 euro al metro cubo più Iva, indicizzato e rivalutato annualmente in base al tasso di inflazione, adeguandolo così al costo della vita rapportato ai costi di gestione.
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