Nuovo colpo di scena nel dossier Tim.

Vivendi, azionista di spicco della società di telecomunicazioni al centro degli interessi del fondo statunitense Kkr con più del 23,8% delle quote, apre alla maggioranza dello Stato nella rete Tim, anche a costo di un suo passo indietro.

"Certamente puntiamo a riportare Tim su una traiettoria di crescita. Le valutazioni in corso vertono su questo obiettivo. Vivendi è interessata a qualsiasi soluzione che promuova l'efficienza e la modernità infrastrutturale della rete, preservando il valore del proprio investimento. In questa prospettiva l'ipotesi di un controllo statale della rete, se fosse propedeutico a un progetto strategico a guida istituzionale verrà certamente valutata con apertura", ha fatto sapere ieri un portavoce del gruppo francese.

Secondo le indiscrezioni, i vertici di Vivendi avrebbero infatti incontrato quelli di Cassa Depositi e Prestiti (che possiede poco meno del 10% di Tim) per parlare della situazione e di un possibile scorporo della rete. La società controllata dalla famiglia Bollorè avrebbe ribadito poi l’inadeguatezza della proposta di Kohlberg Kravis Roberts e Co., che punta al 100% della Tlc, sottolineando di aver "già rappresentato la propria ferma intenzione di essere un azionista affidabile, di lungo termine, foriero di un dialogo costruttivo volto a rafforzare l’azienda, con l'obiettivo di lavorare a fianco delle istituzioni italiane nell'interesse di tutti gli azionisti e degli altri stakeholder di Tim".

"Si tratta di coniugare i necessari percorsi di innovazione tecnologica per il Paese con la valorizzazione delle risorse ed il rilancio di uno dei più rilevanti gruppi italiani", ha fatto sapere infine il portavoce.

Intanto nel weekend sono proseguite le attività del comitato costituito ad hoc e presieduto dal presidente di Tim, Salvatore Rossi, per selezionare le banche advisor che dovranno affiancare il gruppo nella valutazione della manifestazione di interesse del fondo, in vista del Consiglio di amministrazione in agenda il 17 dicembre. Diciotto le proposte arrivate finora, tra cui spiccano quelle di Bank of America, Barclays e Banca Imi (Gruppo Intesa Sanpaolo)

(Unioneonline/F)

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