Era nato per essere un aeroporto provvisorio e invece Tegel, aeroporto di Berlino, è diventato uno degli scali aerei più moderni ed efficienti d'Europa. Tra due settimane, dal 15, chiude per due mesi, ma sono in tanti a credere che non riaprirà più, vittima, per così dire, della sua curiosa storia. La sua esistenza si intreccia con gli avvenimenti più drammatici della Germania, come il "blocco di Berlino" nel dopoguerra, ma anche con uno dei più clamorosi fiaschi del Paese riunificato: l'inaugurazione del mega aeroporto BER (Berlino-Brandeburgo) finora rinviata sotto il peso di scandali, errori e imperdonabili ritardi, e ora annunciata per l'autunno.

Ma andiamo con ordine. La zona in cui sorge Tegel, la foresta di Jungfernheid, una volta utilizzata come riserva di caccia della nobiltà prussiana, diventò all'inizio del XX secolo la base dei dirigibilisti prussiani, con il nome di Luftschiffhafen Reinichendorf. Nell'agosto del 1914, subito dopo lo scoppio della Grande Guerra, l'area venne dedicata alla formazione militare degli equipaggi di ricognizione aerea. Con la sconfitta però, il Trattato di Versailles impose alla Germania di non avere aerei militari, così nel 1930 quello spazio divenne il punto di riferimento di ingegneri aereospaziali (tra questi Werner von Braun che tastò i primi prototipi delle V-1, la Wunderwaffe, l'arma miracolosa con la quale il Fuerer sperava di ribaltare le sorti della guerra) col nome di Raketenflugsplatz.

Seguirono gli anni della Guerra Fredda, e lo scalo aereo a ovest di Berlino assunse l'aspetto di un vero aeroporto. La città aveva nel suo cuore Tempelhof, costruito durante il regime nazional-socialista, tra il 1936 e il 1941, da Ernst Sagebiel, un architetto caro a Hitler, in pieno stile monumentale dell'epoca, con tanto di aquile all'ingresso e una terrazza progettata per ospitare fino a 100 mila persone in occasione di parate militari e dimostrazioni dell'aviazione. Ma quando Stalin decise di bloccare qualsiasi accesso a Berlino ovest (dal 24 giugno 1949 all'11 maggio del 1949), Tempelhof si rivelò inadeguato per reggere da solo i voli umanitari che portavano scorte e viveri ai berlinesi dell'Ovest. In soccorso arrivò Tegel, dove furono sbarcati due milioni di tonnellate di carbone, patate, granaglie, carne e medicine. E la città fu così salvata dalla fame.

Fu allora che le autorità francesi, responsabili di Tegel (la città era divisa in aeree), ordinarono la costruzione di una pista di atterraggio di 2428 metri, la più lunga d'Europa e tutt'attorno vennero realizzati edifici e infrastrutture provvisori. Il 2 gennaio 1960 fu Air France, la prima compagnia ad avere voli commerciali regolari con Tegel. Subito dopo arrivarono Pan Am e British Airways. Alcuni anni più tardi, nel 1974, venne inaugurato il nuovo terminal a forma esagonale, in stile brutalista, vennero allungate le piste, fatti collegamenti stradali e Tegel, eternamente provvisorio, divenne presto l'aeroporto dell'Ovest, soppiantando Tempelhof. Dopo la caduta del Muro di Berlino, cui seguì la scelta di fare della città la capitale della Germania riunificata, si pose il problema di uno scalo aereo all'altezza del nuovo corso del Paese, tornato protagonista sulla ribalta internazionale.

Nacque così il progetto di costruire un grande aeroporto internazionale a est, non lontano dallo scalo di Schoenefeld, e di dedicarlo al grande cancelliere tedesco Willy Brandt. Ma anche il mito dell'efficienza tedesca qualche volta vacilla e l'aeroporto di BER, la cui data iniziale di inaugurazione era il 2012, non solo non è ancora operativo, ma errori e scandali hanno accompagnato la sua travagliata nascita.

Così il precario Tegel ha continuato a macinare voli e passeggeri, reggendo, a fatica, un volume di traffico aereo, destinato a un hub di grande capitale europea, passando da sei milioni di passeggeri l'anno ai 24 milioni nel 2019. Con la pandemia Covid, anche Tegel, come tutti gli scali, ha visto crollare il suo traffico del 95 per cento. Ora chiude per due mesi ma tutti temono che quel pezzo di storia della città vada per sempre in archivio. Non a caso c'è già chi pensa potrebbe diventare un parco tecnologico e chi invece lo immagina come un hub per il popolo della techno music con club, studio e spazi coperti per concerti di massa.
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