Con una particolarità (che comunque si riscontra anche nel resto della penisola): chi lo fa procede in ordine sparso, con differenze per classi d’età, per tipo di struttura ricettiva (alberghi "stellati" o altre tipologie) e per attività lavorativa o periodo della vacanza. Anche le condizioni di salute del visitatore incidono (ma qui l'esenzione fa onore ai comuni sardi, tutti sensibili verso le persone diversamente abili).

Il dossier realizzato da Mercury srl per conto di Federalberghi fotografa anche la situazione nell'Isola.

LE CURIOSITA' - Succede così che a Maracalagonis e Muravera risparmiano gli over 65 e che a Teulada dopo il settimo pernottamento non si paga più (e se sei un autista di pullman non paghi mai).

Succede anche che a Villasimius siano esclusi dall’applicazione dell’imposta i disabili autosufficienti mentre per quelli non autosufficienti è concessa l’esenzione anche dell'accompagnatore.

A Castiadas e a Villasimius invece non pagano i bambini sotto i 10 anni. Risparmiati gli under 12 a Carloforte, Domus de Maria, Teulada, Pula, Maracalagonis e Fordongianus, mentre a Muravera l’importante è che il teenager non abbia compiuto 13 anni.

A Carloforte vengono risparmiati gli appartenenti alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e agli operatori della Protezione Civile che pernottano in occasione di eventi di particolare rilevanza per cui sono chiamati ad intervenire nella città per esigenze di servizio.

Pula invece mostra un occhio di riguardo per un soggetto per ogni gruppo pari o superiore a 20 persone (autista o accompagnatore), ma a Teulada sono esenti gli accompagnatori turistici di gruppi organizzati da Agenzie di Viaggio e Turismo (1 ogni 25 partecipanti) o gli appartenenti alle forze di Polizia statale o locale, nonché al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che pernottano nel Comune per esigenze di servizio.

L'ANALISI - Nulla, comunque, rispetto a quel che accade fuori dall'Isola, dove spesso vengono esclusi dal pagamento della tassa religiosi o artisti, per i più disparati motivi. Ognuno fa per sé ma “non c’è nulla di strano”, spiega Cristiano Erriu, presidente Anci Sardegna, che inquadra la disomogeneità nell’applicazione della normativa come “il frutto di una scelta consentita dalla legge: è l’elasticità che ogni singolo comune ha (e può usare) all’interno della propria autonomia comunale”.

IL BOTTINO DEI COMUNI - Di certo, secondo l'Osservatorio sull'imposta di soggiorno realizzato da Mercury srl per conto di Federalberghi (da cui sono tratti dati e particolarità), a livello nazionale il complesso delle risorse raccolto durante il 2012 con la tassa di soggiorno è pari a circa 175 milioni di euro. E per il 2013, l'introito complessivo dell'imposta di soggiorno, tenuto conto di tutte le esenzioni e le agevolazioni, può essere stimato in almeno 268 milioni di euro.

Fin qui i dati sul gettito (irrisori nell'Isola rispetto al resto d'Italia, dato il numero dei Comuni che applicano la tassa). Resta, a monte, una domanda: quella della tassa di soggiorno, essendo una scelta politica, influisce sull’economia dei luoghi con potenziali danni in termini di afflusso turistico oppure, venendo praticata nei periodi di alta stagione, non influisce sulla decisione finale di chi comunque ha già scelto la destinazione? Il rischio danno-economico, secondo Erriu, è molto alto. La tassa di soggiorno, spiega, “comprime le possibilità di sviluppo perché una destinazione può diventare meno appetibile rispetto a un’altra, con un potenziale danno economico per la zona e più in generale per l'economia di una regione”.

Ma il piatto piange e siccome di questi tempi il gettito derivante dai tributi è perlopiù a destinazione vincolata, quindi al comune ‘entra poco’, la tassa di soggiorno rappresenta, continua il presidente dell'Anci, "uno strumento che nei termini della fiscalità consente ai Comuni di far quadrare i conti in momento che vede più che dimezzati i trasferimenti dello Stato".

Emanuela Zoncu (e.zoncu@unionesarda.it)
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