Il Superbonus 110% sulle ristrutturazioni edilizie corre in Sardegna, pur fra temperature estreme, inflazione e restrizioni ferree nella cessione dei crediti fiscali.

I nuovi cantieri aperti negli ultimi due mesi sono stati infatti quasi 2.000, con un incremento abbondantemente oltre la soglia del 30%. Un boom che tuttavia non soddisfa le imprese edili locali, quasi costrette ad accettare incarichi per non affondare e sempre più strozzate dall’impennata dei prezzi su materiali e attrezzature, ma soprattutto dalla mancanza di liquidità trasformata in questi mesi quasi totalmente in agevolazioni fiscali incassate dai proprietari di casa e non ancora riscosse.

Non a caso sempre più aziende del settore hanno lanciato un allarme per invocare una proroga delle agevolazioni (in scadenza il prossimo 31 dicembre per le villette o in alternativa lo stesso giorno dell’anno successivo per le altre tipologie immobiliari) e regole più flessibili sulla cessione dei crediti fiscali che ne consentano la libera e sicura circolazione tra privati, istituti di credito e intermediari finanziari.

Quanto ai numeri, in Sardegna le richieste da fine maggio sono aumentate del 31,9%, con un investimento complessivo che ha sfondato il tetto degli 1,3 miliardi di euro, in crescita del 25,8% in due mesi.

«In realtà, potremmo solo vivere l’onda lunga del boom dello scorso anno», avverte Silvio Alciator, rappresentante dei costruttori iscritti all’Ance-Confindustria. «L’iter per accedere al Superbonus, tra consulenze preliminari, sopralluoghi e burocrazia può infatti durare oltre un anno. Non c’è quindi da sorprendersi se oggi registriamo numeri da record. Potrebbero essere infatti frutto dell’entusiasmo iniziale quando i vincoli sulla cessione del credito non erano ancora stati fissati».

Dietro l’altra faccia della medaglia di questo boom si nasconde inoltre il malcontento di migliaia di piccole e piccolissime realtà sarde attive nell’edilizia. «Per sopravvivere dobbiamo lavorare – ricorda Andrea Virdis, leader regionale della Confapi-Aniem – e per farlo in molti sono costretti ad accettare incarichi anche se i margini di guadagno sono risicati, nell’incertezza di prezzi in costante aumento o nell’impossibilità di trasformare subito i crediti fiscali in denaro contante. Il risultato, dopo mesi di polemiche e modifiche in corsa delle norme, è che ora siamo sotto il giogo di istituti di credito e intermediari finanziari che comprano le detrazioni con il contagocce imponendo condizioni per noi sempre più sfavorevoli. Cosi siamo obbligati a usare i risparmi di una vita per pagare materiali e attrezzature, in attesa che, forse un giorno, ci vengano pagati i crediti fiscali».

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(Unioneonline)

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