A Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel cuore di Roma, c’è un ufficio che nessuno conosce. L’acronimo è quasi un programma di Governo: Dica, ovvero Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo. La sua missione è sottotraccia, tentare di fare ordine dove c’è disordine. A capo di questa sorta di vigile urbano sulla rotonda impazzita degli uffici statali c’è un signore senza nome che si fa chiamare “Rappresentante Unico delle amministrazioni statali”. Il suo compito dovrebbe essere quello di fare sintesi, una voce unica nel bailamme di Stato, dove ogni ufficio fa quello che gli passa per l’anticamera del cervello, persino di concedere in concessione milioni di metri quadri di specchi acquei in mare aperto.

Mister Unico

Il 23 giugno scorso mister “Rappresentante Unico”, dall’ufficio di Piazza Colonna a Roma, è comparso sulla scena di piazza Deffenu, a ridosso del Molo Ichnusa, sede della capitaneria di Porto di Cagliari, delegata dal Ministero delle Infrastrutture e delle (plurale) Mobilità sostenibili a consegnare il mare sardo ad una vera e propria “ammucchiata” di pale eoliche ciclopiche da piazzare in mezzo al Golfo degli Angeli e dintorni. Il protocollo della missiva di Stato è marchiato in codice: DICA-0017452. Il tenore della nota è, secondo gli atti interni degli uffici statali, quello di chi esprime “dubbi” su quanto stanno facendo la Capitaneria di Porto e, dunque, il Ministero di Giovannini, Enrico, quello delle statistiche, sul tema delle concessioni di porzioni intere di mare alle insaziabili multinazionali del vento. Non lo diranno mai, ma in quella nota c’è una totale sconfessione dell’operato del Ministero delle Infrastrutture, messo alla berlina da una comunicazione che “ha espresso perplessità in merito alla correttezza dell’iter amministrativo seguito” nelle pratiche di concessione demaniale marittima. La formula adottata dalla Capitaneria per sintetizzare la posizione del “Signor Rappresentante Unico dello Stato” è edulcorata all’inverosimile, ma nell’atto con il quale si sospende la procedura di assegnazione delle concessioni a mare per l’assalto eolico nella costa di Teulada e dintorni, proposto dalla società svizzera Repower Renewable, c’è molto di più che una “perplessità”. La sostanza, tradotta dal burocratese, è quella di un vero e proprio scontro, durissimo e senza precedenti, tra uffici e organi dello Stato. In mezzo a questo scontro, un misto tra contesa di potere e stato confusionale, c’è proprio l’ufficio statale di Piazza Deffenu, la Capitaneria di Porto di Cagliari, piazzato nel bel mezzo di uno Stato tri-fronte, da una parte il Ministero delle Infrastrutture, dall’altra il Ministero della Difesa, dal quale dipendono gli ufficiali Comandanti, e adesso persino la Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’oggetto della contesa è il primo progetto di assalto eolico da posizionare proprio davanti alla Penisola Delta, nel poligono militare di Teulada. Un’enclave di Stato e della Nato dove, dal 2008 al 2016, sono stati esplosi la bellezza di 860 mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. Lì davanti, ad appena nove miglia del blocco imposto a mare per le esercitazioni, la società elvetica Repower avrebbe voluto piazzare 33 pale ciclopiche pronte a svettare verso i 300 metri di altitudine in mezzo al mare. La pratica dei signori svizzeri con residenza nella città delle gondole era la prima in ordine di tempo sottoposta all’esame degli uffici di piazza Deffenu.

Esame eolico annullato

Il 18 luglio, nella “Sala esami delle patenti nautiche” si sarebbero dovuti presentare tutti i soggetti interessati. All’ordine del giorno della convocazione, infatti, c’era la conferenza di servizi in forma simultanea e sincrona, per l’esame della richiesta di concessione demaniale marittima per uno specchio acqueo di novanta milioni di metri quadri. Novanta milioni non è un errore, è esattamente lo spazio a mare che questi signori venuti da Zurigo e dintorni, vorrebbero occupare nel mare sardo, per essere più precisi 89 milioni e 496mila metri quadri davanti a Teulada e 559 mila davanti a Sarroch. Tutto sembrava filare liscio nei piani dei signori del vento. L’assalto- ammucchiata nel mare sud occidentale della Sardegna, però, era tanto violento quanto disordinato, figlio di una recondita bramosia da incentivi di Stato pronti ad essere elargiti dal duo, dimissionario, Draghi-Cingolani, per il pieno godimento dei fondi finanziari internazionali e dei procacciatori di vento e soldi gratis. L’operazione assalto alla Sardegna, però, non aveva fatto i conti con la reazione dei Comuni dei territori rivieraschi, tutti schierati, senza se e senza ma, contro l’invasione eolica del mare sardo. L’assalto, sospinto da speculazioni internazionali e dalla linfa vitale degli incentivi promessi dal Ministro della Transizione a pale si è, però, schiantato, al primo appuntamento utile per decidere sulle concessioni eoliche a mare, sul dilettantismo del governo dei “Migliori”. E che la transizione ecologica sia più un arrembaggio che una strategia seria e credibile non lo dice un oppositore del dimissionario governo Draghi, ma lo sostiene nientemeno che la stessa la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

«Perplessità» docet

Quelle “perplessità” messe nero su bianco nella comunicazione inviata dal signor “Rappresentante Unico delle amministrazioni dello Stato” hanno mandato su tutte le furie, trattenute dalla divisa bianca indossata dal Comandante, gli uffici della Capitaneria di Porto di Cagliari. Nel prendere atto della “reprimenda” procedurale degli uffici di coordinamento di Draghi, il comandante in persona ha preso carta e penna e il 15 giugno scorso ha scritto proprio al ministero da cui dipende, quello delle Infrastrutture.

Non si capisce niente

La formula è quella del quesito, la sostanza è più esplicita: ditemi cosa devo fare, perché qui non si capisce più niente. La formula è anglosassone: «Con nota prot. nr. 26514 del 15/06/2022, questa Capitaneria di Porto ha avanzato formale quesito al Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili chiedendo che fossero impartite le opportune ed urgenti disposizioni per il prosieguo dei delegati procedimenti amministrativi aventi ad oggetto il rilascio delle concessioni demaniali marittime per la realizzazione di impianti eolici off-shore, a seguito delle osservazioni avanzate dal Rappresentante unico delle Amministrazioni statali istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il quale ha espresso delle perplessità in merito alla correttezza dell’iter amministrativo seguito». La sospensione di tutta la procedura per la conferenza dei servizi non è un caso. La postilla agli atti del 14 luglio scorso è emblematica: «Sino alla data odierna, non è pervenuta indicazione da parte dal superiore Ministero sul quesito posto». Come dire a Cagliari si brancola nel buio, a Roma, invece, il governo è nel pallone. Questo stop alla pratica della svizzera Repower Renewable, il progetto, in teoria, il più esterno alla costa sarda, travolge, però, l’intera invasione eolica sul mare sardo, da sud a nord dell’Isola. E’ evidente, infatti, che i rilievi che hanno portato al blocco della conferenza dei servizi non riguardano solo un progetto ma l’intera architettura confusionale messa in campo dai signori del vento e dai loro sostenitori. Uno stop improvviso e inaspettato che tradisce lo spirito “colonizzatore” e invasivo con il quale il governo Draghi ha tentato di imporre questo violento assalto al mare della Sardegna. A restare al palo sono ben 13 progetti offshore, per complessive 682 pale, con una potenza energetica, secondo i signori del vento, capace di soddisfare le esigenze di quasi 13 milioni di utenti. Le procedure seguite dalle Capitanerie sarde sono sostanzialmente le stesse, dal Molo Ichnusa al quella dell’Isola Bianca di Olbia, sino a quella di Porto Torres.

Stato confusionale

È evidente che lo “stato confusionale” sulle procedure adottate sinora, messo nero su bianco dalla Presidenza del consiglio dei Ministri, varrà obbligatoriamente per tutte le pratiche presentate in Sardegna. Per il momento lo stop all’invasione eolica nei mari sardi è un primo risultato. I signori del vento, però, non si fermeranno. E nei verbali delle Capitanerie si registrano anche i primi nomi e cognomi dei favorevoli e dei contrari all’invasione del mare sardo. Per spiegare chi sono, però, servono fotografie e motivazioni. Ma questa è un’altra puntata.

(1.continua)

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