Il blocco delle esportazioni dei prodotti sardi verso la Russia dovrebbe portare conseguenze assai modeste per l'economia sarda. E anche se le relazioni dovessero ulteriormente inasprirsi mettendo a rischio tutti i settori economici vocati all'export non ci sarebbero particolari ripercussioni negative per le imprese sarde.

È quanto si evince dall'ultimo report del Centro Studi della Cna Sardegna che analizza l'esposizione delle imprese sarde esportatrici nei confronti della Russia.

Secondo Cna, il valore dell'export sardo nel Paese guidato da Vladimir Putin ammonta infatti a 14 milioni di euro, pari allo 0,3% dell'intero export regionale (un dato molto inferiore rispetto all’1,5% medio nazionale) e le esportazioni riguardano soprattutto il settore chimico (l'84% del totale, pari a circa 12 milioni di euro e al 4,4% dell'export globale del settore).

Più marginali tutti gli altri settori. Quello agroalimentare vale appena 340mila euro: lo 0,2% del totale dell'export agroalimentare regionale.

In generale il 2021 si è chiuso con una forte ripresa dell'export di prodotti manifatturieri sardi (+64%) ma al di sotto di quello del 2019 (-2,1%). Il 2021 ha comunque fatto segnare un'impennata record delle esportazioni regionali non petrolifere che ha superato abbondantemente i livelli pre-pandemici (+31,1%); la Sardegna è la seconda regione italiana per crescita delle vendite all'estero rispetto al 2019 (+1,29 mld contro 984 mln del 2019).

Molto bene l'agroalimentare (+14%) come anche l'industria della lavorazione del metallo, +59% sul 2019.

Il blocco disposto a febbraio dall'Ue interessa solo alcuni settori marginali dell'export sardo (telecomunicazioni, strumenti di misurazione, apparecchiature elettromedicali, strumenti ottici e attrezzature fotografiche, macchine di impiego generale e speciali, autoveicoli, nautica, aeronautica e tecnologie spaziali) e interessa l'1,2% dell'export in tali settori. In percentuale le esportazioni bloccate rappresentano lo 0,01% del totale del commercio internazionale sardo (600mila euro su 5,5 miliardi): lo 0,05% se si escludono i prodotti petroliferi raffinati.

"Sia con riferimento ai settori coinvolti dall'inasprimento del quadro sanzionatorio fino ad ora, sia guardando al totale dei settori economici, l'esposizione delle imprese sarde esportatrici nei confronti della Russia è piuttosto modesta - commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. L'impatto maggiore di un blocco totale dell'export si avrebbe nel settore chimico, sebbene anche in questo caso si tratti di numeri tutt'altro che macroscopici. Al livello nazionale, invece, i rischi maggiori si concentrano nel triangolo economico Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, sebbene anche in questo caso l'impatto potenziale massimo risulta tutto sommato poco più che marginale". 

(Unioneonline/v.l.)

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