Affonda l'industria sarda. È dalle fabbriche pesanti che arriva quasi tutto il monte ore di cassa integrazione chiesto per i lavoratori dell'Isola nel 2023, da gennaio a settembre. Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, la domanda di ammortizzatori sociali è passata da 1.186 ore a 1.804, pari a un aumento del 34,25 per cento.


Il sostegno all'occupazione si articola sostanzialmente in due misure: una è la cassa integrazione, divisa in tre diverse tipologie e sempre versata dall'Inps per compensare, in tutto o in parte, il taglio agli stipendi decisi dalle aziende in difficoltà; l'altro salvagente è dato dai fondi di solidarietà, a cui fanno ricorso le imprese escluse dalla cassa integrazione e attive in comparti come l'artigianato, il terziario, la navigazione, la pesca, gli spettacoli e la portualità.

Almeno in Sardegna si viaggia quasi a senso unico: la cassa integrazione continua a farla da padrone con 3.299 ore sulle 3.412 che sono andate a comporre il quadro degli ammortizzatori sociali isolani. I numeri sono contenuti nel rapporto di Bankitalia che questo mese ha pubblicato l'aggiornamento della collana “Economie regionali”, attraverso il quale gli analisti fotografano, per la seconda volta nell'anno, lo stato di salute di una determinata area geografica. Questa nuova rilevazione ha permesso di chiudere il cerchio anche sulla richiesta di tutele sociali che sta accompagnando la fine del 2023.

Come detto, è l'industria a sommare la moria di buste paga convertite in sostegno dell'Inps. A stare peggio di tutti, all'interno del comparto, sono i lavoratori della metallurgia che da gennaio a settembre hanno provato a sbarcare il lunario ottenendo 1.189 ore di cassa integrazione. Equivalgono al 65,9 per cento dell'intero settore che nei primi nove mesi dell'anno ha utilizzato 1.804 ore. Allargando lo sguardo nel resto dell'industria, seppure ben distanti dalla metallurgia, ci sono le 319 ore concesse ai lavoratori impiegati nelle attività minerarie non metallifere. Seguono, con 108 ore, gli ammortizzatori sociali assegnati a chimica, petrolchimica, gomma e plastica.

Fuori dall'industria, il settore più in difficoltà nel 2023 è stato quello del commercio: da gennaio a settembre ha utilizzato 666 ore, appena sopra le 566 ottenute dai lavoratori dell'edilizia. Per gli occupati dei trasporti risultano accordate 263 ore.

Entrando nel dettaglio delle tre diverse tipologie di cassa integrazione, il cammino delle tutele si apre con la Cigo, ovvero la misura ordinaria. È il primo gradino, riformato col decreto legislativo 148 del 2015. La Cigo viene concessa per un massimo di dodici mesi a tutti i lavoratori, quadri compresi. La ratio è fare il possibile nel minor tempo. Con la Cigo, infatti, le retribuzioni vengono trasferite sullo Stato non solo nei casi in cui la crisi sia datata: la cassa integrazione ordinaria viene concessa anche dopo un evento, esterno e imprevedibile come un terremoto, che ha messo in difficoltà le attività aziendali. Un caso, questo, che si affianca alla più comune congiuntura economica, quando il ricorso alla Cigo diventa una boccata d'ossigeno per permettere a un'impresa di rimettere i conti in ordine e avviare la ristrutturazione.

Troppe volte, però, la Cigo è solo il preludio di una lunga Via Crucis sulla strada dell'assistenzialismo. Con sempre maggiore frequenza, una volta conclusi i dodici mesi di sussidio ordinario, si passa alla Cigs, la cassa integrazione straordinaria, che sulla carta deve durare ulteriori ventiquattro mesi, estendibili a trentasei. Tuttavia si possono ottenere anche proroghe molto lunghe che hanno fatto storia: nemmeno in Sardegna sono mancati i casi eccezionali di Cigs durata decenni.

L'approdo alla cassa integrazione straordinaria è dunque il segno di una crisi che perdura da tempo e non di una difficoltà passeggera. Un tratto, questo, che caratterizza l'industria in Sardegna: nel 2023, rispetto alle 2.415 ore di Cigs concesse, 1.111 sono andate a sostegno della metallurgia. Parliamo del 46 per cento. Va comunque precisato che questo monte ore include anche la Cigd, che è la terza tipologia di cassa integrazione: viene definita in deroga e ha un'incidenza marginale, visto che è utilizzata solo nei casi di emergenza non previsti nella Cigo. La sua durata è di tre mesi.

Per capire l'ordina di grandezza della crisi che attraversa il comparto dell'industria metallurgica sarda, si possono analizzare i dati di Bankitalia anche da un secondo punto di  osservazione: le ore di cassa integrazione ordinaria concesse dall'Inps si sono fermate a 78, sulle 1.111 totali. Equivalgono al 7,02 per cento. Vuol dire che è una proroga la quasi totalità degli ammortizzatori sociali concessi dall'Inps ai lavoratori della metallurgia sarda.

Infine i fondi di solidarietà: nell'Isola, da gennaio a settembre del 2023, il loro utilizzo è stato marginale. Si tratta di una sorta di deposito a cui concorrono mensilmente tutti i lavoratori. Direttamente dalla busta paga viene prelevata un'aliquota precisa. Di norma varia dallo 0,17% allo 0,50 dello stipendio, con una contribuzione ordinaria intermedia dello 0,33.

Quest'anno il ricorso ai fondi di solidarietà ha coperto appena 113 ore, andando a pesare per il 3,31 per cento sugli ammortizzatori sociali regionali. Un così esiguo ricorso a questa misura assistenziale ha una spiegazione e si lega al «progressivo rientro dall’emergenza pandemica», è scritto nel rapporto di Bankitalia.

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