I dazi, le limitazioni, la burocrazia e le "turbolenze" politiche, che hanno caratterizzato l'ultimo quadriennio americano, non hanno fermato l'export delle imprese della Sardegna verso USA. Nell'anno appena concluso, al netto dei prodotti energetici e petroliferi, i rapporti commerciali con gli Stati Uniti hanno totalizzato 118 milioni di euro, in leggero calo del 4,1% rispetto al positivo 2019, di cui ben 85milioni di euro realizzati dalle piccole imprese.

E' questo ciò che emerge dal dossier elaborato dall'Ufficio studi di Confartigianato Sardegna su dati Istat, che ha analizzato i flussi commerciali dalla Sardegna verso il Continente americano.

Alimentari, prodotti in legno e metallo, pelletteria, abbigliamento e tessile, mobili e ceramiche ma anche semilavorati lapidei, prodotti chimici, macchinari e attrezzature, per ora, hanno così retto alle politiche economiche trumpiane e raggiunto un mercato ricco e sempre attento alle produzioni italiane e sarde.

I dati provinciali dicono che il nord Sardegna ha esportato negli USA ben 54milioni di euro di prodotti (al netto dei prodotti energetici), di cui ben 50 realizzati dalle piccole imprese. Segue Cagliari con 32milioni di cui 5 delle piccole imprese, Nuoro con 12milioni esclusivamente dalle piccole imprese, Oristano con 10 anche qui espressione delle piccole realtà e, infine, il Sud Sardegna, con 10 di cui 9 delle PMI.

"Questi dati ci dimostrano come, nonostante le limitazioni dettate dalla politica americana, le nostre imprese abbiano trovato i prodotti e canali giusti per sbarcare sul suolo americano - commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna - l'elezione del presidente Joe Biden, e la sua idea di apertura commerciale al resto del Mondo, pone le condizioni per superare i dazi aggiuntivi Usa che hanno colpito anche le nostre esportazioni agroalimentari quali formaggi, salumi, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori".

L'agroalimentare, infatti, è un settore particolarmente sensibile agli scambi commerciali, con un export che in Italia vale oltre 42 miliardi di euro nel 2020.

"Per questo - continuano Matzutzi e Serra - auspichiamo che la nuova Amministrazione americana segni un ritorno al dialogo e al multilateralismo. Occorre sorpassare l'incubo dazi doganali e ampliare, invece, le opportunità di creare ricchezza attraverso l'export, prima di tutto quello agroalimentare".

(Unioneonline/F)
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