La pandemia di Covid, le restrizioni e, dal prossimo 20 gennaio, l’obbligo di presentare il Green Pass stanno facendo moltiplicare le attività abusive di parrucchieri, barbieri, estetisti e di qualsiasi altro servizio per la cura della persona, anche in Sardegna. 

L’allarme arriva da Confartigianato, secondo cui il comparto regionale del benessere, che nell’Isola conta 3.691 imprese, di cui 3094 artigiane (84% del totale), con circa 7.500 addetti, è sempre più sotto attacco da parte degli irregolari. 

Le ultime stime disponibili rielaborate dall'Ufficio Studi di Confartigianato, su dati Istat di settembre 2021, indicano infatti come nel settore dei servizi alla persona e attività artistiche e di intrattenimento, nel quale sono ricompresi gli acconciatori e istituti di estetica, vi sia una elevata incidenza del sommerso, con un tasso di irregolarità del lavoro pari al 27,6% delle attività registrate, che per la Sardegna significa circa 1.800 unità lavorative totalmente sconosciute allo Stato. Tale quota – sottolinea Confartigianato – è di oltre dodici punti percentuale (+12,7%) superiore al 14,9% rilevato per la media delle attività economiche.

"Ed è soprattutto in questo periodo che nel settore della cura della persona è allarme per il proliferare abusivi e irregolari che offrono servizi itineranti e a domicilio per il taglio dei capelli, manicure e trattamenti estetici”, evidenzia il sodalizio.

"Concordiamo con la volontà alla base del provvedimento, di tenere sotto controllo il diffondersi dei contagi e la pressione sugli ospedali oltre che di far lavorare in sicurezza gli operatori del comparto benessere e di tutelare i clienti - sottolinea la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai - quando si parla di lavoro si chiede, però, una attenzione anche al controllo del fenomeno dell'abusivismo che mette a rischio anch'esso la salute delle persone. Non dobbiamo dimenticare che è proprio in momenti come quello attuale in cui si registrano maggiori fragilità sanitaria, psicologica ed economica, che il 'lavoro nero' prende piede a causa dell'incertezza generale che rende difficile far rispettare le regole". 

(Unioneonline/l.f.)

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