È allarme nella Coldiretti isolana per la bocciatura da parte della Corte dell’Ue della clausola di salvaguardia sul riso, con il serio pericolo che ritorni l’import selvaggio. La forte preoccupazione nasce da Oristano dove si producono i circa 3200 ha coltivati a riso in Sardegna con una produzione di circa 248 mila quintali. I vertici provinciali avvertono che in  questo modo si mette a serio rischio una delle eccellenze agroalimentari del territorio

Gianni Ferrari, della omonima azienda risicola, mette in luce i pericoli a cui si va incontro. «L’Ue sferra l’ennesimo attacco al mondo agricolo – dichiara - dando il  via libera alle etichette allarmistiche sul vino agli insetti a tavola, sino ad arrivare a penalizzare la risicoltura oristanese e italiana. Questa notizia – aggiunge - ha già bloccato il mercato generando ingenti danni».

Il Presidente Giovanni Murru rilancia: «Si conferma la necessità – sottolinea - che il riso venga inserito tra i prodotti per i quali è prevista l’applicazione della revoca delle preferenze tariffarie per quei Paesi che non rispettano i diritti umani, con un meccanismo di salvaguardia automatica senza compromessi».

Ad oggi nella campagna di commercializzazione 2022/23 sono entrati a dazio zero dalla Cambogia e dal Myanmar rispettivamente il 45% e l’80% di riso in più, nonostante le gravi violazioni sui diritti umani. A generare un ulteriore allarme sono poi le prospettive di mercato: nello specifico in Italia ad oggi, nell'attuale campagna di commercializzazione, sono entrate circa 70.000 tonnellate di risone di cui circa 50.000 in esenzione di dazio. Stiamo parlando del 70% in più rispetto alla campagna precedente alla stessa data.  

«Sulle nuove semine – evidenzia  il direttore Emanuele Spanò - rimane la grande incognita sul sistema normativo europeo, nel quale il riso spesso e volentieri viene sacrificato sull'altare di scambi commerciali che non tengono conto dell'importanza di un settore strategico».

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