Buoni ma brevi. I nuovi incentivi per risollevare il settore dell'auto inseriti tra gli emendamenti proposti al decreto Rilancio hanno fatto subito rizzare le orecchie di cittadini e addetti ai lavori, più che interessati a una nuova stagione di bonus per il rinnovo del parco autovetture. Le agevolazioni proposte a questo turno sarebbero infatti tutt'altro che trascurabili, ma con un scadenza ritenuta da molti troppo ravvicinata: sul tavolo ci sarebbero fino a 4mila euro per l'acquisto dal primo luglio di una vettura di ultima generazione con la contemporanea rottamazione di un veicolo ultradecennale. Il tutto da formalizzare entro l'anno. A disposizione dei sardi ci sarebbero quindi soltanto sei mesi per sostituire il proprio mezzo con uno più moderno e meno inquinante.

Dubbi

«Gli incentivi proposti sono comunque i benvenuti - commenta Nicola Vacca, rappresentante regionale di Confindustria per il settore auto - ma ciò non toglie che servirebbero più che altro misure fiscali strutturali che incentivassero il ricambio più frequente dei mezzi circolanti».

Vacca individua subito i punti deboli di un provvedimento che potrà solo parzialmente aiutare gli operatori: «Pensiamo alle centinaia di mezzi immatricolate nell'Isola durante il lockdown e rimaste invendute. Rischiano di essere escluse dagli incentivi nonostante garantiscano i massimi standard in fatto di consumi ed emissioni di Co2».

Rivoluzione

L'approccio delle istituzioni, secondo l'esponente degli industriali, deve cambiare: «Lo abbiamo ripetuto più volte, interventi a scadenza assicurano vantaggi contenuti. Meglio stabilire nuove regole che, per esempio, dimezzino l'Iva per l'acquisto di vetture aziendali o riducano la fiscalità a carico di chi acquista auto nuove. Insomma, una nuova strategia che invogli e faciliti la sostituzione delle auto con più frequenza».

Il professionista ne è certo: un parco auto più moderno innescherebbe col passare degli anni un circuito economico virtuoso che ammortizzerebbe nelle casse dello Stato eventuali sconti fiscali: «Avere vetture più moderne in circolazione significherebbe abbattere i costi sui consumi, sugli effetti dell'inquinamento per la sanità pubblica. Per non parlare del contenimento degli incidenti stradali, garantito da mezzi sicuri e dotati dei più moderni sistemi di protezione».

Crisi nera

I dati del Ministero dei Trasporti spingono a un intervento tempestivo per soccorrere un comparto che a maggio ha visto le immatricolazioni in Italia crollare del 50% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Senza contare aprile, durante il quale le compravendite sono state quasi azzerate, con un -97,55%, mentre a marzo avevano segnato un eloquente -85,39%.

Durante l'epidemia il volume globale delle vendite ha toccato quota 306mila auto, il 32,51% delle quali nuove di fabbrica e il 67,49% usate. La perdita di fatturato sul tutto il territorio nazionale è stata così di 8,3 miliardi euro, a cui aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva. Un trend devastante, che a fine anno potrebbe portare un calo del giro di affari rispetto al 2019 di 17,4 miliardi e di gettito Iva di 3,8 miliardi.

«Il comparto dei concessionari si è da tempo reso disponibile a sedersi a un tavolo con esponenti della politica e delle case automobilistiche - conclude Vacca - per trovare soluzioni comuni ed efficaci per svecchiare il parco auto nazionale e far ripartire un settore nevralgico per la nostra economia».

Luca Mascia

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