Un Registro dei piatti tipici tradizionali per valorizzare, sostenere e salvaguardare l’arte culinaria sarda. È questa l’idea dei Riformatori contenuta in una proposta di legge, con prima firmataria Sara Canu, presentata oggi.

Zuppa gallurese, suino da latte, porchetto, culurgiones, fregola sono solo alcune delle specialità che rientrerebbero a pieno diritto nel registro destinato a garantire anche la qualità al consumatore.

Per i proponenti, dovranno essere indicati il nome della pietanza, il Comune di riferimento, la ricetta di preparazione. L'iscrizione avverrà su istanza della municipalità ma potrà essere proposta anche dalle associazioni del territorio. Un’apposita commissione istituita dalla Regione motiverà la propria risposta entro 30 giorni. Se poi lo stesso piatto dovesse essere condiviso da più Comuni, la domanda potrà essere presentata anche in forma congiunta.

La copertura finanziaria è di un milione di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023.

"Nel mercato globale - ha spiegato Sara Canu - conta sempre di più la riconoscibilità del prodotto offerto, che deve differenziarsi in modo intellegibile e immediatamente percepito da tutti gli altri prodotti simili". L'iniziativa, ha detto, "va anche nella direzione di creare un brand Sardegna riconoscibile in tutto il mondo".

L’idea ha ricevuto il pieno sostegno da parte di Gianni Chessa, assessore al Turismo che ha annunciato un bando, da approntare entro l’anno, per incentivare i ristoratori a utilizzare nelle proprie attività gli abiti tradizionali sardi, con una rivisitazione dei tessuti in modo da renderli di facile uso, come già avviene in altri Paesi.

Per i Riformatori, la proposta di legge "si inserisce in un quadro di azioni più ampio – ha sottolineato Michele Cossa - : quando si parla ad esempio di riconoscimento dell'insularità, spesso questa battaglia viene confusa con una richiesta di maggiori risorse per la nostra Isola, e non è così. L'obiettivo in realtà è quello di rendere la Sardegna autosufficiente e indipendente dal punto di vista economico. Ed è chiaro che uno degli elementi su cui fare leva è l'aumento del Pil legato all'enogastronomia, un settore finora trascurato”.

(Unioneonline/s.s.)

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