Più calda delle temperature di fuoco che si stanno registrando quest'anno l'estate per i 210 lavoratori portuali a rischio licenziamento della Cict.

Questa mattina sit in davanti alla sede della Soprintendenza ai beni paesaggistici di Cagliari per chiedere lo sblocco dei vincoli dopo il no definitivo di Roma alla riedizione delle autorizzazioni, considerate non idonee dall'ultima sentenza del Consiglio di Stato.

Si sono presentati con cartelli, striscioni, bandiere e trombette. E con un manifesto dal titolo emblematico: "Comitato per la tutela della spiaggia che non c'è". Poi un flash mob al Porto Canale, "nella spiaggia che non c'è". Con ombrelloni, sedie sdraio e cappelli da mare.

Perché il problema è proprio quello, il Porto Canale era stato realizzato legalmente, e nel frattempo si è innescata una lunga trafila giudiziaria per stabilire se avesse le carte in regola. Dopo decenni è arrivata la sentenza che blocca ogni possibile sviluppo dello scalo.

Ora tocca alla presidenza del consiglio trattare la vicenda, anche in virtù degli investimenti già effettuati. Nel frattempo, però, sono partiti i licenziamenti.

I vincoli impediscono il rilancio ma non sono l'unico problema, spiega William Zonca di Uiltrasporti: "Sia chiaro, questa situazione non è causata dalla Soprintendenza, ma è una questione di scelte politiche. Per tre anni e mezzo il porto è stato commissariato, e non si è riusciti a sbrogliare questa matassa".

La protesta arriva alla vigilia di un'altra giornata cruciale, con l'incontro tra lavoratori e azienda per il cosiddetto "esame congiunto".

"Sarà una riunione - anticipa Tocco della Filt Cgil - per analizzare quali possono essere le alternative per il rilancio, ma è chiaro che le autorizzazioni paesaggistiche sono alla base di tutto".

(Unioneonline/L)

IL SERVIZIO DEL TG DI VIDEOLINA

© Riproduzione riservata