Per il momento i sindacati sono riusciti a rispedire al mittente la richiesta di cassa integrazione per nove lavoratori. Ma è solo una questione di tempo.

Se il traffico merci del Porto canale non effettuerà un radicale cambio di rotta, presto i rappresentanti sindacali dovranno difendere le buste paga di oltre 700 lavoratori.

Lo scalo commerciale cagliaritano sembra destinato a schiantarsi contro la crisi.

I sindacati lanciano l’appello: "Per salvare il Porto canale è necessario fare in fretta. Dobbiamo trovare nuove partnership con i colossi delle compagnie di navigazione, garantire vantaggi fiscali e dotarci di attrezzature più moderne", dice Massimiliana Tocco della Cgil.

Il calo del 70 per cento dei traffici di container è un incubo per i 700 lavoratori che vivono grazie alla movimentazione dei container.

Per Mauro Pili, deputato di Unidos, la fine del Porto canale è già segnata: "Con una comunicazione delle 17.23 del 29 dicembre Andrea Battilani, uno dei general manager della CICT, dal plurimo ufficio di Bruxelles, Copenaghen, Madrid, Parigi ha comunicato al Gruppo Manutenzione di Cagliari il piano di drastico ridimensionamento del porto canale", afferma Pili.

"La comunicazione è secca: nell’ottica del contenimento dei costi dovuto al ridimensionamento dei volumi di traffico previsti nel 2018, in accordo con il Reparto Operativo è stato varato un piano di riduzione dell’utilizzo dei mezzi/attrezzature per l’anno 2018 che consentirà minori spese di esercizio. Il piano di riduzione, che sarà attuato a partire da lunedì 8 Gennaio, prevede l’utilizzo di alcuni mezzi/attrezzature mentre i restanti mezzi saranno parcheggiati nelle zone B04/B05 e saranno considerati non utilizzabili ma mantenuti in condizioni idonee ad essere utilizzati immediatamente in caso di variazioni positive dei volumi di traffico, attraverso interventi di manutenzione e movimentazione che saranno comunque sempre effettuati".
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