Non sarà la società del Qatar specializzata nella gestione dei terminal cargo a ridare vita al settore del transhipment nel porto canale ma Cagliari è già tornata a essere Hub del traffico internazionale. Lo stop alle trattative che erano in corso da due anni tra la QTerminals e l’Autorità portuale, sostenute peraltro dall’ambasciata d’Italia in Qatar e da Invitalia, è solo un incidente di percorso. In attesa che altri operatori si facciano avanti, l’attività prosegue e cresce rispetto al 2021, quando ha iniziato a operare Mito, la società controllata dal gruppo Grendi, su una banchina lunga 620 metri con la possibilità di lavorare allo stesso tempo su due navi portacontainer. Sul futuro del porto canale abbiamo intervistato Antonio Musso, amministratore delegato del gruppo Grendi.
Dottor Musso, c’è ancora spazio per il porto industriale di Cagliari? 
“Scherza? Cagliari ha caratteristiche uniche e noi siamo sempre stati convinti che il porto debba giocare un ruolo decisivo nei traffici internazionali. La storia si era complicata nel 2019 quando si chiuse la partita con la società del gruppo Contship e allora qualcuno si affrettò a dare per morto il traffico dei container. Era un momento in cui le attività di transhipment erano al centro di questioni che non riguardavano solo Cagliari ma il settore in generale per l’apertura di nuovi porti mediterranei e la conseguente riorganizzazione. Ma era solo una battuta d’arresto”.
Poi siete arrivati voi che operate sia nei collegamenti marittimi tra Toscana e Sardegna, sia col terminal Mito di Cagliari.
“Siamo convinti che la Sardegna debba avere un collegamento coi network internazionali anche per quanto riguarda il mercato regionale; oggi senza un collegamento diretto ai network della distribuzione si parte in netto svantaggio. Così abbiamo realizzato un collegamento regolare settimanale con il porto di Gioia Tauro, attraverso la MSC, primo armatore al mondo, e da lì le merci sarde possono essere trasportate dovunque”.
Come sono i numeri della Sardegna?
“Il mercato della Sardegna vale oggi circa 35 mila Teu all’anno ma alla fine di dicembre arriveremo a circa 55 mila di cui buona parte sono container vuoti ma comunque con un incremento importante rispetto all’anno scorso anche sui pieni.  Al di là dei numeri la cosa più importante è stata quella di rimettere in funzione il porto, far sì che Cagliari tornasse sulle mappe del Mediterraneo”.
Voi avete un rapporto privilegiato con Msc, prima compagnia al mondo nel trasporto dei container, tra i principali competitor nel business delle crociere. In che modo gli accordi riguardano il porto canale?
 “Abbiamo previsto la possibilità di utilizzare Cagliari come terminal di transhipment che per ora riguarda i contenitori vuoti. Loro avevano avuto problemi di spazi nei terminal di Gioia Tauro e di Valencia e quindi ci hanno chiesto di poter posizionare i contenitori vuoti per poi spedirli nelle destinazioni finali attraverso i loro network”.
Quanti contenitori sono stati scaricati?
“Sono arrivate diverse navi che hanno trasportato contenitori per 13 mila Teu, un numero molto alto. Poi altre navi hanno trasferito quei container destinati in Italia, a Genova, ma anche in India e altri Paesi esteri. Una delle ultime è stata la Msc Shuba, un colosso da 5.700 Teu, sicuramente la più grande nave mai entrata nel porto di Cagliari”.
Riposizionare i container vuoti è un servizio nuovo nel panorama portuale?
“Sì ma è molto importante perché rimette Cagliari nella posizione di poter offrire una prestazione che altri non possono fare; i nostri interlocutori ci chiamano e noi risolviamo i loro problemi”. 
Lei ha accennato prima alle caratteristiche uniche del porto canale. Quali sono?
“Essenzialmente sono tre. La più importante è l’ubicazione nel centro del Mediterraneo occidentale, punto di passaggio da Gibilterra verso le altre rotte. La seconda è la possibilità di avere spazi immensi. La terza caratteristica è in realtà la più importante ed è quella di disporre di una professionalità estremamente elevata, legata ad anni di formazione di cui io non ho alcun merito perché è stata fatta quando non c’eravamo; è stata decisiva la costituzione dell’agenzia Kalport, (Karalis Agenzia per il lavoro portuale del transhipment, N.d.R.). Io ho colto la professionalità esistente e questo mi ha permesso di reagire con prontezza per dare risposte operative agli interlocutori. La posizione di Cagliari è importante per i mercati in via di sviluppo come quelli del Maghreb”.
Il fatto nuovo è la costituzione della Zes, (la zona economica speciale) e soprattutto la zona franca doganale che sarà inaugurata l’anno prossimo?
“Il punto franco può incentivare il territorio anche se, dobbiamo dirlo con franchezza, arriva un po’ in ritardo rispetto al settore transhipment. La nostra previsione è di riportare Cagliari nel giro di qualche anno a volumi di traffico interessanti con un valore aggiunti superiore al solo transhipment proprio grazie alla zona franca e alla specializzazione sul Nord Africa”. 

Alfredo Franchini

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