Sarebbero pochissimi, pochi più di 10mila, i lavoratori che potrebbero accedere nei prossimi due anni alla pensione con Quota 102 e 104, misura allo studio del Governo per il 2022 e 2023.

La stima arriva dalla Cgil sulla base del limite minimo di età a 64 anni nel 2022 e a 66 per il 2023: il sindacato parla di intervento sostanzialmente "inutile" perché riguarda per la stragrande maggioranza coloro che erano già nella platea di Quota 100 e sono quindi in gran parte già andati in pensione con quella misura.

In particolare, sono coinvolti solo coloro che avevano già l'età per Quota 100 (62 anni) ma non tutti i contributi necessari mentre sono esclusi anche dal nuovo intervento coloro che avevano i contributi ma non l'età (i nati dal 1960 in poi, ovvero i 61enni di oggi).

La Cgil chiede al Governo una convocazione urgente e la disponibilità ad aumentare "sensibilmente" i 602 milioni di risorse previste per il prossimo anno per la previdenza.

"Sarebbero - si legge nel rapporto - 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023, visto che molti dei soggetti che potrebbero perfezionare Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023 hanno già il maturato il requisito di 'Quota 100' al 31 dicembre 2021".

Al momento non c'è ancora chiarezza su quali saranno gli interventi del Governo, ma insieme a Quota 102-104 per andare rapidamente verso l'uscita prevista dalla legge Fornero (67 anni per la vecchiaia o 42 anni e 10 mesi di contributi ai quali vanno aggiunti tre mesi di finestra mobile) dovrebbe esserci la proroga e il rafforzamento dell'Ape sociale.

Per questa misura solo una parte delle risorse della manovra andranno postate nella previdenza (quelle per l'accesso alla pensione dei precoci) mentre quelle per l'indennità per i disoccupati e i gravosi dovrebbero stare tra gli ammortizzatori.

(Unioneonline/F)

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