«È sempre un grande piacere tornare nella mia Università. A Cagliari ritrovo tanti amici. Non ho abbandonato le mie radici». Paolo Savona, oggi presidente della Consob, in passato esperienze ai vertici di banche e di Confindustria e al Governo, nel ruolo di ministro, con Carlo Azeglio Ciampi e più di recente con Giuseppe Conte, interviene domani mattina a Cagliari, nell’Aula A del Dipartimento di Scienze economiche e Aziendali dell’Università, al convegno sul tema “The economics of cryptocurrency”. Prima di affrontare le implicazioni giuridiche e finanziarie che comporta l’uso, sempre più frequente, della moneta virtuale, Savona analizza l’economia reale. Proprio ieri il premier Draghi ha fatto professione di ottimismo: «C’è fiducia nell’Italia».

Professore, come vede lo scenario del Paese?

«Non posso esprimere, per il ruolo istituzionale che ricopro, un giudizio sul Governo. Dico che stiamo tutti tirando un sospiro di sollievo rispetto alle paure di due o tre anni fa. La situazione è notevolmente migliorata. Meno male».

Le risorse del Pnrr quanto sono utili? Quanto riusciranno a sostenere la ripresa post Covid?

«Si tratta dell’iniziativa europea che ho sempre sognato e invocato da ministro degli Affari europei. Finalmente ci sono arrivati e questo mi ha procurato un’enorme soddisfazione. Inoltre, il Piano di ripresa e resilienza apre la strada all’innovazione tecnologica e alle infrastrutture complesse che ci possono assicurare uno sviluppo duraturo».

Innovazione e nuove infrastrutture introducono un tema a cui lei in questa fase sta dedicando molta attenzione.

«Nel 1970, quando ero alla Banca d’Italia, venne formulato un modello econometrico che proponeva uno schema interpretativo dell’economia italiana tradizionale. Ora cerco di elaborare uno schema dello stesso tipo da adattare alla cryptocurrency. In questi mesi alla guida della Consob ho più volte evidenziato la necessità di regolare il sistema delle criptovalute per evitare che una brillante invenzione possa essere, come è già avvenuto per i derivati nel 2008, l’origine di una nuova crisi».

Sulla moneta virtuale è urgente fare chiarezza.

«C’è grande difficoltà a comprendere le diverse idee sull’utilità e sull’opportunità di far operare liberamente queste valute virtuali. Mi riferisco non solo ai bitcoin, i più popolari, ma in genere a tutte le valute simili che ormai hanno raggiunto un numero elevatissimo. Ormai si parla di 2mila criptovalute, ma solo due o tre sono davvero importanti».

Come diradare le nebbie che avvolgono il mondo delle valute virtuali?

«Uno dei problemi per cui le autorità non riescono a mettersi d’accordo, in particolare in Europa, dove stanno studiando questo aspetto, è dovuto al fatto che non si è ben capito quale sia l’economia delle cryptocurrency, intesa come teoria economica sottostante. Per regolare la moneta sono stati necessari interventi di illustri studiosi, da Adamo Smith a Keynes, a Milton Friedman».

E ora?

«Io propongo un possibile schema teorico: se concordiamo sull’esistenza di questo problema è possibile assumere decisioni. Noi facciamo riferimento a modelli econometrici che ci spiegano come vanno i consumi, gli investimenti, le esportazioni, le importazioni e la spesa pubblica. Io dico che bisogna ricalcolare queste funzioni perché non teniamo conto delle criptovalute».

Professore, ci faccia capire.

«Oggi le criptovalute creano un potere d’acquisto in chi le genera, che diventa un potere d’acquisto in concorrenza con quello degli operatori tradizionali. Faccio un esempio: quando sono nati i bitcoin nella migliore delle ipotesi con un bitcoin si poteva acquistare una pizza. Adesso con un bitcoin è possibile acquistare una pizzeria. Per questo dico che nella funzione dei consumi bisogna inserire questo potere d’acquisto artificiale».

Per gli investimenti che cosa succede?

«C’è maggiore possibilità di finanziamento. L’imprenditore ha a disposizione anche le criptocurrency e non è più vincolato al giudizio delle banche. Può andare sul mercato come ha fatto la Tesla che si è indebitata facendo circolare cryptocurrency. Penso al caso di Elon Musk, che ha usato dogcoin, che lui ironicamente ha intestato al cane. Poi la moneta virtuale influisce su consumi e investimenti è in grado di alterare anche le funzioni di import ed export. In che modo? Non lo sappiamo ancora, ma le criptovalute stanno condizionando il mondo dell’economia. Ma c’è una cosa soprattutto che voglio capire».

Quale?

«Come saranno regolate le criptovalute. L’attività tradizionale si sta trasferendo nell’infosfera, termine introdotto dal filosofo Luciano Floridi. Si passa dalla materialità alla virtualità. Ho bisogno di sapere come andrà a finire».

Torniamo di nuovo al mondo dell’economia reale. Quali prospettive per la Sardegna?

«Deve riuscire a inserirsi nel circuito virtuoso che scaturirà dal Pnrr. Non conosco nel dettaglio dei progetti, ma il Piano anche per la mia Isola è un’occasione unica per dare nuovo vigore all’apparato produttivo e crescere meglio».

Ora si concentra sul mondo delle criptovalute dopo aver indirizzato le sue attenzioni alla sovranità monetaria e al terzo capitalismo.

«Studio in continuazione. Ho un principio: ogni giorno devo imparare un concetto nuovo come mi hanno insegnato i miei maestri. Alla fine della giornata rivolgo a me stesso questa domanda: oggi che cosa ho imparato? E se mi rendo conto di non aver imparato niente mi dispero».

Massimiliano Rais

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