Quello di Portovesme con i suoi 1.300 lavoratori è solo il caso più eclatante, sia per il numero di persone coinvolte che per la clamorosa protesta messa in atto nei giorni scorsi dai quattro operai saliti sulla ciminiera.

Ma gli effetti devastanti del caro energia non colpiscono solo i poli industriali, da un anno e mezzo stanno mettendo in ginocchio le piccole imprese, fragili e indifese.

Secondo i dati più recenti dell’ufficio studi di Confartigianato Sardegna, a causa del caro bollette oggi sono sotto attacco circa 95mila micro e piccole imprese sarde, in gran parte sotto i 10 dipendenti. Nel 2022 per le pmi si registra un aggravio di 850 milioni di euro con spese ben più che raddoppiate in un anno (+147,1%, contro una media nazionale del +135%).

Un aumento destinato a durare almeno fino alla prossima estate. L’incidenza media delle bollette di luce e gas nei bilanci delle aziende è di fatto raddoppiata, passando dal 15,8 al 28,1%.

Un tunnel da cui non si vede l’uscita, che determina una crisi di liquidità che rischia di mettere fuori mercato una consistente fetta di micro, piccole e medie imprese dell’Isola.

«Il costo dell’energia va bloccato, o quanto meno calmierato, sia per le imprese altamente energivore, per renderle competitive, sia per quelle piccole, affinché possano assorbire nella forma migliore le oscillazioni del mercato energetico – affermano Mereu, Orrù e Spada di Confartigianato Sud Sardegna – senza dimenticare le famiglie, riducendo, come prima mossa, il peso della componente fiscale sulla bolletta elettrica».

(Unioneonline/L)

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