Lo sblocco dei licenziamenti disposto dal governo Draghi permetterà alle aziende sarde di licenziare i propri collaboratori a partire dal 1° luglio. Solo le imprese che continueranno a usufruire della cassa integrazione Covid non potranno rivedere al ribasso i livelli occupazionali. Divieto prorogato sino a novembre per le imprese che hanno diritto solo alla Cig in deroga e al Fondo di integrazione salariale. La scelta di Palazzo Chigi ha fatto montare la polemica: sia i sindacati che le organizzazioni datoriali hanno infatti criticato il provvedimento.

Critiche – Michele Carrus, segretario regionale della Cgil, spiega che non possono essere i lavoratori a dover pagare la crisi: «In un momento in cui si stanno ponendo le basi per garantire la ripartenza non è pensabile che siano solo i dipendenti a sostenere i costi della crisi. Le categorie più deboli di lavoratori hanno già dato: negli scorsi mesi migliaia di giovani e donne si sono ritrovati senza un impiego». Il numero uno della Cgil sarda contesta l'impianto ideologico della norma: «Mi pare folle pensare che la ripresa economica possa far rima con la libertà nei licenziamenti: tutto questo mentre si impiegano miliardi pubblici per sostenere gli investimenti. Prorogare il divieto è indispensabile per ragioni di giustizia». Il sindacalista fa anche alcune previsioni sullo scenario sardo: «Sull'Isola rischiano di perdere il lavoro oltre diecimila lavoratori: la crisi non ha risparmiato nessun comparto. In questa fase è necessario investire sulla formazione e sulle politiche attive del lavoro. Siamo disponibili al dialogo e a soluzioni alternative ai licenziamenti». Pierpaolo Tilocca, presidente regionale di Ance e componente del Consiglio di presidenza di Confindustria, evidenzia la necessità di una sintesi: «Non è possibile continuare a prorogare il blocco dopo quindici mesi di pandemia. Le aziende hanno bisogno di riorganizzarsi e, purtroppo, la cassa integrazione non azzera al 100% il costo del lavoro. Gli ammortizzatori hanno poi costi elevati per le finanze pubbliche». Il rappresentante dei costruttori denuncia lo stallo nella programmazione e nelle politiche industriali a tutti i livelli: «Questi mesi dovevano essere sfruttati per trovare misure in grado di favorire la ripresa. Il potenziamento del superbonus in edilizia e una strategia in tema di politiche attive del lavoro andrebbero nella giusta direzione. Ci sono tante imprese ferme e messe nella condizione di non riuscire a riprogrammare la propria attività».

Ottimismo – Il segretario regionale della Cna, Francesco Porcu, valuta positivamente il compromesso individuato dal governo: «Siamo in una fase critica per la vita economica del Paese. Il provvedimento sui licenziamenti cerca di coniugare vari interessi: giustissimo che chi ricorre alla cassa integrazione non possa licenziare. A preoccuparci sono le visioni emerse in tema di sviluppo: il massimo ribasso negli appalti e la liberalizzazione dei subappalti non creano vantaggi». Porcu guarda con ottimismo ai prossimi mesi: «Registriamo timidi segnali di ripresa. Il turismo darà un contributo fondamentale. Ottimismo e fiducia sono ottimi propellenti per il mercato».

Matteo Mascia 

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