Da un lato il costo delle farine che aumenta del 34%, dall’altro l’aumento del prezzo del pane che frena e il calo delle vendite di rosette, michette, civraxiu e moddizzosu.

I panificatori sardi non riescono più a far quadrare i conti: un danno pesante se si considera che quello della panificazione è un settore fondamentale per l’alimentare isolano. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati Istat, ogni giorno si sfornano oltre 100mila tonnellate di pane fresco per oltre 800 tipi di prodotto.

Sono 730.510 le famiglie sarde che in media spendono ogni mese circa 21 euro per infarinati, insemolati e panini di ogni genere. In media la spesa annua sostenuta da tutte le famiglie dell'Isola per l'acquisto di pane ammonta a 186 milioni di euro.
Rielaborando il risultato di una indagine UnionCamere sull’inflazione sui prodotti che vengono utilizzati per la lavorazione di pane e paste, emerge sempre secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna che se la farina è aumentata del 33,8% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, e dello 0,8% tra agosto-settembre 2022 e ottobre-novembre 2022, il prezzo del pane, quindi del prodotto finito, è cresciuto di meno della metà e quindi del 16% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre di quest’anno, e dello 0,8% tra agosto-settembre 2022 e ottobre-novembre 2022. Ma per lavorare le pagnotte occorrono, solo per fare degli esempi, anche l’olio EVO (cresciuto del 29%), quello di oliva (+43,6%) di semi vari (+16,6%), burro (+23,5%) e lo zucchero (+19,4%).
«Le imprese della panificazione – sottolinea Confartigianato Imprese Sardegna - producono beni di prima necessità la cui distribuzione non può essere messa a repentaglio, pena il rischio di gravi ripercussioni sulla tenuta sociale. Ingiusto far mancare il pane alla popolazione».
«Per questa ragione – rimarca l’Associazione Artigiana - chiediamo interventi specifici per far fronte ai rincari di farina, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari. Nell’Isola ci sono 800 imprese, con oltre 2.400 addetti, che da oltre due anni stanno affrontando una situazione di fortissima instabilità che ha messo a dura prova la tenuta delle produzioni e a rischio la qualità delle produzioni alimentari, simbolo della nostra Isola. Senza interventi mirati e immediati il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto venire a mancare dalle tavole sarde e italiane».
Gli imprenditori dell’arte bianca di Confartigianato Imprese Sardegna hanno anche scritto al ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, per sollecitare le richieste della categoria, condensate in 4 punti: l’incremento del credito di imposta previsto per le imprese ad alta intensità energetica, l’intervento sulle norme relative al distacco delle forniture, sul trattamento fiscale del lavoro notturno caratteristico nelle imprese di panificazione artigiana, e il riconoscimento alle imprese del settore della qualifica di operatori svolgenti lavoro usurante.

(Unioneonline/D)

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