La tregua del Fisco finirà ufficialmente il 16 ottobre. Dopo quasi 8 mesi di stop l'Agenzia delle entrate riprenderà infatti le normali attività di accertamento e riscossione. E a tremare sono migliaia di contribuenti sardi, la maggioranza dei quali rappresentata da semplici cittadini. Come annunciato dallo stesso direttore della Agenzia Ernesto Maria Ruffini, le cartelle fiscali ripartiranno all'indirizzo di 18 milioni di contribuenti in tutta Italia, solo 3 dei quali titolari di impresa. "Il problema principale è che in questi mesi di emergenza sanitaria poco è cambiato dal punto di vista economico - spiega il commercialista cagliaritano Andrea Landi - e chi quindi a marzo si è ritrovato travolto dal lockdown non ha certo recuperato il proprio giro di affari a ottobre. Anzi, proprio in Sardegna molti imprenditori hanno perso un'intera stagione turistica, ma si ritrovano ora a dover onorare i debiti col Fisco come se nulla fosse successo".

Le attività che ripartiranno comprenderanno versamenti delle quote richieste nelle cartelle di pagamento, avvisi di addebito e di accertamento e rate dei piani di dilazione in scadenza tra l'8 marzo e il 15 ottobre. Ma l'Agenzia delle entrate potrà riprendere anche azioni di riscossione, come pignoramenti, fermi amministrativi e ipoteche. Senza contare che dagli uffici del Fisco ricominceranno a uscire notifiche di nuove cartelle.

Il numero uno dell'Agenzia ha però assicurato che il lavoro degli uffici riprenderà gradualmente senza perciò soffocare i contribuenti. "Servirebbe un'ulteriore proroga per rimandare tutti gli obblighi al 2021 - prosegue Landi - o almeno approntare delle misure che aiutino chi è stato veramente penalizzato dalla pandemia. Perché se da un lato i lavoratori pubblici hanno attraversato la crisi senza grandi difficoltà, lo stesso non si può dire per partite iva e dipendenti privati di aziende in difficoltà".

Il commercialista punta il dito proprio sulla discriminazione implicita fatta tra lavoratori dipendenti e autonomi. «La ripresa delle attività fiscali e il nuovo Dpcm hanno evidenziato la distanza tra le due fasce di contribuenti, penalizzando la seconda che si ritroverà a casa le cartelle del Fisco ma dovrà comunque sacrificare l'attività, chiudendo per esempio bar e ristoranti a mezzanotte, per contrastare la diffusione dell'epidemia».
© Riproduzione riservata