La sua è davvero una storia affascinante quanto leggendaria. Costellata di successi e antiche tradizioni. Se non altro perché la Vernaccia di Oristano è un vino, come racconta la leggenda, nato dalle preziose lacrime versate da una martire. Fu Santa Giusta, infatti, patrona dell'omonimo paese lagunare dell'Oristanese, a fare il miracolo trasformando il suo pianto per curare con quell'ambra profumata le popolazioni di questo angolo di Sardegna colpite dalla malaria. La Vernaccia di Oristano la prima Doc sarda (era il lontano 1971 quando ottenne la Denominazione di origine controllata ) incredibilmente mai innalzata a Docg, a buon titolo si può fregiare di tali e altolocate origini.

La cantina (foto L'Unione Sarda - Ripa)
La cantina (foto L'Unione Sarda - Ripa)
La cantina (foto L'Unione Sarda - Ripa)

Natali importanti che quasi stridono con l'etimo popolare del suo nome: deriva infatti dal termine latino "vernacula" ovvero uva "del luogo". E forse proprio questo magnetismo enoico capace di incantare e trasformare chiunque venga a contatto con questo regalo della Santa sta alla base del suo antico mito. Solo suggestioni? Chissà. Di certo qualcosa vorrà pur significare la scia di successi messi a segno da questa eccellenza prodotta nella storica vallata del Tirso. Nella terra di Eleonora, suoli ricchi come il "bennaxi", il vecchio letto del fiume, fresco, profondo e molto carico di minerali. O il "grègori", terra considerata più povera, magra e sabbiosa, ma capace di far esprimere al meglio questa gemma della viticoltura sarda. Il tocco della Vernaccia che trasforma in oro, verrebbe da dire.

La rarissima Vernaccia doc 1968 (foto L'Unione Sarda - Ripa)
La rarissima Vernaccia doc 1968 (foto L'Unione Sarda - Ripa)
La rarissima Vernaccia doc 1968 (foto L'Unione Sarda - Ripa)

Oro infatti è il premio conquistato quest'anno a giugno, dal regista e visual art cagliaritano Mario Giua Marassi alla 23esima edizione dei Mediastars di Milano, il premio tecnico della pubblicità italiana. Il regista ha firmato il video "Silvio Carta, wines, lequeurs and spirits of Sardinia Made in the Wild", spot uno e trino dedicato alla Vernaccia, al mirto e al gin dell'azienda di Baratili San Pietro. E a proposito di questa Cantina nata nei primi anni Cinquanta va ricordato che sempre oro è il colore delle due medaglie (Gold Medal) conquistate quest'anno nella prestigiosa guida The Wine Hunter Award, una per la Vernaccia di Oristano Doc 2004 e l'altra per la rarissima Vernaccia di Oristano Doc 1968. Un vero e proprio capolavoro enologico, quest'ultimo, a cui sempre la guida ha assegna anche il premio più ambito: il Platinum. Quest'ultimo consegnato a Elio Carta, figlio di Silvio oggi patron dell'azienda, da Helmut Köcher durante la presentazione della Milano Wine Week, location scelta dall'organizzazione del Merano Wine Festival per parlare della valorizzazione del vino italiano attraverso le sue punte di diamante.

E giusto per completare questa veloce carrellata di palmares all'insegna del vino sacro della Sartiglia di Oristano e de su Componidori, non sarà un caso se al Vinitaly 2018 i giudici hanno premiato la Vernaccia di Oristano doc 2004, sempre di Silvio Carta, come il miglior vino d'Italia in assoluto. Converrà ripeterlo: Vernaccia di Oristano uguale miglior vino d'Italia 2018, parola di una tra le più blasonate rassegne vitivinicole del mondo.

Vernaccia di Oristano (foto L'Unione Sarda - Ripa)
Vernaccia di Oristano (foto L'Unione Sarda - Ripa)
Vernaccia di Oristano (foto L'Unione Sarda - Ripa)

Ma torniamo al metallo superlativo: l'oro è la caratteristica cromatica dei suoi acini, piccoli e con una buccia in genere sottile. Di mito in mito, anche la sua vinificazione ha qualcosa di spettacolare e unico, sfida le leggi dell'enologia. In breve, il vino nasce dalla fermentazione dello zucchero contenuto nel mosto. I lieviti ghiotti di zucchero producono tra le altre sostanze alcol e anidride carbonica (CO2). Ma una sovrabbondanza di ossigeno potrebbe trasformare il vino in aceto. Nella maggior parte dei casi funziona così. Per la Vernaccia no. Il lievito Flor delle bacche di questo vitigno ha bisogno di botti scolme per innescare quei meravigliosi processi ossidativi che stanno alla base del vino Vernaccia. Caratteristiche: l'oro ambrato è la tonalità di questo vino affinato in caratelli di rovere. Un vino dai profumi intensi, ricchi e complessi ma molto fini e in totale armonia ed eleganza. Spiccano percezioni di frutta secca, mandorle e nocciole, tanta uva passa, albicocche e aromi che ricordano la vaniglia, essenze di mirto e muschio. In bocca, tutto viene esaltato dalla sua infinita persistenza con un finale ammandorlato marcato e piacevole. La sopravvivenza.

Oggi la superficie vitata del vitigno Vernaccia non raggiunge i 300 ettari. Per scongiurare l'estinzione i rappresentanti dei 17 Comuni menzionati nel disciplinare della Doc (Siamaggiore, Zeddiani, Baratili S. Pietro, Nurachi, Riola Sardo, Oristano (con le frazioni Nuraxinieddu, Massama, Donigala Fenugheddu, Silì), Santa Giusta, Palmas Arborea, Cabras (frazione Solanas), Simaxis (con la frazione S. Vero Congius), Solarussa, Ollastra, Zerfaliu, Tramatza, Milis, S. Vero Milis, Narbolia) con le 8 aziende vitivinicole produttrici, hanno deciso di dare vita all'Associazione Ecomuseo multimediale del Vernaccia di Oristano. Sede a Tramatza presso Casa Enna, con . Una testimonianza che va oltre il tempo come ci raccontano i reperti archeologici e i vinaccioli di epoche pre-nuragiche ritrovati a Sa Osa nelle antiche terre del Sinis. Quanto fascino in quell'ambra magica. Tanto da poterci anche rattristare al pensiero che per molto meno un'altra Vernaccia, quella di San Giminiano, è famosa nel mondo. Ma qui non siamo Toscana.
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