Il sostegno al mondo agricolo passa soprattutto dalla Ue e da cofinanziamenti di Stato e Regione.

Un percorso lungo e tortuoso: prima le somme da anticipare, autorizzate da Bruxelles, poi il saldo, che se tutto va bene arriva anche un anno dopo.

Sull'attuale Piano di Sviluppo Rurale (Psr), il 2015-2020, ci sono 200 milioni per il benessere animale. Nei precedenti cicli del Psr, dal 2005 al 2015, sono stati erogati altri 400 milioni, metà fondi europei e metà regionali: una media di 40 milioni l'anno.

Le aziende ricevono circa 18 euro a pecora: calcolando che un gregge medio va dalle 250 alle 300 pecore la misura vale circa 5mila euro ad azienda.

Poi c'è l'indennità compensativa, che vale per agricoltori e allevatori: altri 200 milioni per ogni Psr, che vanno alle aziende in difetto di competitività per svantaggio territoriale. Un criterio che in Sardegna vale per quasi tutti i comuni, tranne una quarantina: il valore medio del finanziamento per azienda è tra i 2500 e i 3000 euro.

Poi c'è il premio unico comunitario, che vale per tutte le aziende europee e si assegna su requisiti di tutela ambientale, dagli abbruciamenti autorizzati ai capi di bestiame. È la misura più variabile, che nella realtà sarda vale tra i 5 e i 10mila euro l'anno.

Sull'agnello Igp invece lo Stato mette 15 milioni l'anno per tutta la Penisola. Una somma che va tra i 4 e i 5 euro a capo, quindi poco più di mille euro per azienda, considerando sempre la media di 250 capi per gregge.

Poi ci sono i 45 milioni di euro destinati dalla Regione al settore ovicaprino, per far fronte all'emergenza siccità e al calo drastico del prezzo del latte. E su questa somma c'è ancora molta incertezza, il ministero per le Politiche agricole deve chiarire se l'erogazione è vincolata ai pagamenti regolari dell'Inps, cosa che ha fatto storcere il naso a molti pastori.

((Redazione Online/L)
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