Se non ci fosse quel contatore digitale di progetti eolici e solari si potrebbe pensare ad una follia. Invece, è tutto violentemente vero. Sino ad oggi parlare di agguato, invasione o attentato al “Paesaggio” della Sardegna poteva sembrare un’esagerazione da fondamentalisti. La realtà, però, giorno dopo giorno, si è rivelata ben più grave di quello che emergeva da documenti e progetti. Lo scrigno delle richieste presentate a Terna, il braccio dello Stato per la connessione e la trasmissione elettrica, si è rivelato un pozzo senza fondo, dove si celava un’operazione ben più rilevante di quella già devastante depositata agli atti del Ministero della Sicurezza energetica.

Collettore di vento & sole

Terna, del resto, è il collettore primordiale della famelica voracità dei signori del vento e del sole sardo. Il suo obbligo, secondo le sacre scritture energetiche, è quello «di connettere alla rete tutti i soggetti che ne facciano richiesta». Come ambizione statutaria e sociale. a dire il vero, sembra un’enormità, soprattutto se si applica un minimo di buon senso. Va bene il contatore digitale, va bene pure l’aggiornamento trimestrale delle pretese di connessione elettrica in terra sarda, ma lasciare libero accesso alla presentazione delle domande a chiunque si svegli la mattina con la smania di coltivare in Sardegna la florida “cultura” degli incentivi eolici e solari sembra a dir poco eccessivo.

Il grande azzardo

La domanda è semplice: come è possibile che la società di trasmissione elettrica, di fatto dello Stato, possa arrivare a mettere sotto monitoraggio tanti progetti per la Sardegna quanti ne servono per dare energia a tutta l’Italia? E, soprattutto, esiste un’istituzione a Roma, Governo o Autority, che si renda conto di quel che sta accadendo sotto il cielo dell’Isola sarda? Se esiste non può far finta di niente. Il dato che abbiamo rivelato ieri nella nostra inchiesta è emblematico: negli uffici di Terna sono stati presentati progetti eolici, a mare e a terra, e solari per produrre tanta energia quanta ne servirebbe a ben 50 milioni di abitanti.

Energia senza destino

La domanda è pertinente: qual è la logica di tanti progetti e di tanta energia “rinnovabile” che si vorrebbe macinare in Sardegna a colpi di frullatori d’aria o di graticole solari? Un dato è certo: anche nelle più rosee ambizioni di Terna sarebbe impossibile trasferire tanta energia fuori dalla Sardegna, nemmeno se costruissero dieci Tyrrhenian Link, il cavo-guinzaglio lungo 970 km da 1000 megawatt per trasferire l’energia dalle coste sarde sino a quelle siciliane, utile solo a trasformare l’Isola in una grande discarica eolica e solare del resto d’Italia. Il ragionamento di chi governa l’energia dovrebbe essere conseguente: è inutile presentare questi progetti in terra sarda perché i sardi non diventeranno “a breve” 50 milioni e sarebbe da folli stendere un reticolato di cavi di collegamento tra Sardegna e il resto del Continente per trasferire 56.770 megawatt di energia eolica e solare, quasi 50 volte di quelli che si usano oggi nell’Isola.

Sbornia rinnovabile

In realtà, però, nessuno prende atto di questa follia speculativa che si trasforma giorno dopo giorno in una vera e propria “sbornia” rinnovabile, un’ingordigia che sfocia in un attacco frontale al Paesaggio sardo. Non c’è una sola istituzione che abbia saputo, o peggio voluto, porre un freno a questa folle corsa a presentare ciclopici progetti di parchi eolici o infinite distese di pannelli solari.

Far West

Il Far West che si è scatenato in Sardegna è illogico e irrazionale, se non fosse per quella macchina infernale di incentivi miliardari che ruota intorno all’Isola. In qualsiasi Stato di buon senso, con un minimo di razionalità pianificatrice, si sarebbe deciso di perseguire l’unica strada possibile: la moratoria generalizzata per questo tipo di impianti speculativi. Invece, ogni giorno che passa, diventa tutto più invasivo, con la Sardegna palesemente sotto attacco di lobby, speculatori e multinazionali a tutti i livelli.

Moratoria

La realtà è che senza un intervento deciso sul piano legislativo, anche di livello regionale, che blocchi definitivamente questa devastazione ambientale e paesaggistica, a costo di uno scontro costituzionale con lo Stato, si rischia un’ecatombe eolica dell’Isola. I poteri forti, infatti, continueranno a mettersi in tasca cifre miliardarie prelevate dalle tasche dei cittadini attraverso le bollette elettriche, dove prevalgono gli oneri di sistema, compresi i miliardari incentivi destinai ai signori del vento e del sole. Un meccanismo perverso e insostenibile capace di mandare gambe all’aria il sistema finanziario dello Stato pesantemente condizionato da queste copiose elargizioni di denaro pubblico a favore delle lobby energitiche.

Salta il banco

Basterebbe analizzare le conseguenze economiche finanziarie dei progetti presentati in Sardegna, attraverso Terna, per avere il quadro esatto degli incentivi che ogni anno verrebbero erogati se tutte quelle pale o pannelli venissero posizionati in lungo e in largo per l’Isola.

9.525 ettari di pannelli

Partiamo dalle distese infinite di pannelli solari che si pianifica di “scaricare” sui terreni agricoli della Sardegna. I progetti di connessione elettrica prevedono richieste per ben 19.050 megawatt. Stiamo parlando di almeno dieci volte tanto l’intera produzione attuale di energia rinnovabile sarda. Usando un parametro di due megawatt di potenza per ettaro di pannelli, quantitativi riportati negli ultimi progetti presentati al Ministero della Sicurezza Energetica, significa che, in termini restrittivi, per realizzare tutti quei piani fotovoltaici, sarebbero necessari ben 9.525 ettari di terreno. In base al dimensionamento medio dei pannelli significa che verrebbero riversati nei campi agricoli dell’Isola la bellezza di 38 milioni di pannelli di silicio. Un danno immane per la sola copertura del terreno vegetale, per non parlare dell’impatto devastante sul paesaggio. Tutto questo, però, se realizzato, porterebbe nelle tasche dei famelici coltivatori dell’incentivo solare la bellezza di almeno 300 mila euro all’anno per ogni megawatt. La moltiplicazione genera numeri “fantascientifici”. Per quei pannelli di silicio sparsi nell’Isola lo Stato sarebbe chiamato a “regalare” ogni anno la bellezza di 5 miliardi e 715 milioni di euro di incentivi. Se poi si considera che il periodo di elargizione di denaro pubblico per questi impianti fotovoltaici è di almeno vent’anni significa che lo stanziamento complessivo diventa di 114 miliardi. In pratica più della metà del Pnrr, 209 miliardi, stanziati dall’Europa per i prossimi 4 anni, per tutta l’Italia.

2.330 nuove pale terrestri

A questi vanno sommati i dati dell’eolico terrestre. In Sardegna, secondo i piani di riparto dei progetti presentati negli uffici di Terna, spettano 210 megawatt di eolico a Cagliari, per 35 pale da sei Mw l’una, a Nuoro 2.100 Mw e 350 pale, a Oristano 1.130 Mw e 188 pale, a Sassari 5.780 Mw e 964 pale, nel Sud Sardegna 4.750 Mw e 739 pale. Ogni megawatt di potenza, in linea di massima, corrisponde a un incentivo annuale di 140 mila euro. Ogni pala guadagna, dunque, all’anno ben 840 mila euro. Se moltiplichiamo il guadagno annuale di incentivi per una pala per le 2330 previste si arriva, complessivamente, a mettere in “saccoccia” un miliardo e 957 milioni di euro all’anno. La somma dei guadagni dei pannelli e delle pale presentati a Terna per la connessione elettrica ci porta a cifre da capogiro: ben 7 miliardi e 672 mila euro all’anno, quasi quanto una finanziaria regionale. Nei vent’anni di incentivazione si arriverebbe a 153 miliardi di euro. Cifre folli, capaci di mandare in default gli Stati Uniti d’America, figuriamoci l’Italia. Il Paesaggio lo mette la Sardegna, per pagare le bollette, invece, ci pensano i sardi.

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