L'inflazione rialza la testa. A gennaio, secondo le stime preliminari diffuse dall'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra infatti un aumento dello 0,2% sul mese precedente e dello 0,9% rispetto a gennaio 2016.

Quest'ultimo dato tendenziale (+0,9%) rappresenta il più alto tasso da oltre tre anni, cioè da settembre del 2013.

A spingere l'inflazione – si legge nella nota dell'Istituto di statistica – sono soprattutto i prodotti i cui prezzi presentano "maggiore volatilità". In particolare, c'è stata un'accelerazione dei beni energetici non regolamentati, cioè carburanti, lubrificanti e combustibili per uso domestico (saliti del 9% su base annua), e degli alimentari non lavorati (+5,3%). A questo fenomeno si aggiunge il ridimensionamento della flessione dei prezzi dei prodotti energetici regolamentati (-3,0%, contro il -5,8% del dicembre scorso).

L'inflazione "di fondo" - al netto degli energetici e degli alimentari freschi - rallenta, seppur di poco, portandosi a +0,5% (da +0,6% del mese precedente). Al netto dei soli beni energetici, invece, si porta a +0,8% (da +0,7% di dicembre).

L'aumento congiunturale (mensile) dell'indice generale dei prezzi al consumo è principalmente dovuto ai rialzi dei beni energetici sia regolamentati (+1,3%) sia non (+3,0%), e degli alimentari non lavorati (+2,9%): rialzi in parte compensati dal calo dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-1,7%).
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