Il governo punta sull'Industria 4.0 e investe altri 10 miliardi di euro per le imprese e i lavoratori del futuro. L'annuncio di nuovi incentivi per la formazione professionale nell'era digitale fatto dal ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda è stato accolto con soddisfazione anche in Sardegna dove le associazioni di categoria sperano di accelerare l'ammodernamento delle grandi, medie e piccole imprese dell'Isola e colmare il divario produttivo con le regioni del Nord Italia.

LA COLLABORAZIONE - Le nuove risorse interverranno sul principale punto debole della riforma: la carente professionalità dei lavoratori in ambito digitale e tecnologico. Il ministro ha perciò ufficializzato l'introduzione di un credito d'imposta dedicato alla formazione e il potenziamento degli istituti tecnici superiori. Un ridisegno delle scuole professionali sul quale proprio in Sardegna gli imprenditori chiedono anche il contributo della Regione per supportare il collegamento tra aule e mondo del lavoro.

I LIMITI - «Il rinnovo di provvedimenti già in atto per il sostegno dell'Industria 4.0, come l'iper e super ammortamenti per l'acquisto di macchinari di nuova generazione, ha innescato nell'Isola una rivoluzione che non può completarsi senza una preparazione adeguata della forza lavoro - afferma Alberto Scanu, presidente regionale di Confindustria -. Le imprese non possono infatti compiere investimenti onerosi per dotarsi di apparecchiature ormai indispensabili per l'incremento di efficienza e produttività, che rischiano tuttavia di rimanere inutilizzate a causa di personale impreparato». Il momento per cambiare marcia al sistema produttivo regionale sembra essere quello giusto. Calenda lo ha ripetuto commentando soddisfatto il +8% registrato dall'export italiano, a cui però si è contrapposta la perdita di un quinto del Pil manifatturiero.

L'ESCLUSIONE - Un calo che negli ultimi anni ha decimato le imprese della Sardegna. «Il timore è che le strategie nazionali non si sposino con la nostra realtà locale - obietta Mirko Murgia, presidente di Confapi Sardegna - le piccolissime imprese che rappresentano la stragrande maggioranza dell'universo sardo potrebbero rimanere fuori da incentivi e agevolazioni potenzialmente vani se avviati in un contesto in cui l'accesso al credito rimane difficile e la formazione di nuovo e vecchio personale non risulta conveniente».

I CORSI - Il nuovo capitolo aperto dall'esecutivo dovrà per questo rendere appetibile lo svecchiamento del personale. «Il ruolo sinergico della Regione in questo caso sarà fondamentale - dice Scanu - non solo per creare un'offerta scolastica moderna, ma anche per permettere ai lavoratori espulsi dal mercato di professionalizzarsi in base alle esigenze delle imprese del domani e reinserirsi nel mondo del lavoro». L'alternanza scuola-lavoro però non basterà a sfornare studenti più capaci. «Occorre procedere con una piccola rivoluzione e trasformare i programmi scolastici - conclude Murgia -. Un'impresa apparentemente impossibile per un sistema che da decenni ha paura di lasciare il vecchio per il nuovo, ma il mondo sta correndo e se non vogliamo restare per sempre indietro dobbiamo avere il coraggio di cambiare».

Luca Mascia
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