In Sardegna operano 5mila imprese culturali e creative che offrono lavoro, in modo diretto o indiretto, a oltre 15mila persone. I campi di attività sono quelli di architettura, design, comunicazione, audiovisivo e musica, creazione di videogiochi e software, editoria e stampa, performing arts e arti visive e tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale.

Numero che vengono forniti dall’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Sardegna attraverso un’analisi realizzata sui dati UnionCamere-Tagliacarne 2022.

L'Isola, secondo la graduatoria, occupa il quint'ultimo posto nazionale come numero assoluto di attività: al primo posto si trova la Lombardia con 58mila mentre all'ultimo la Valle d'Aosta con 548, per un totale di 275mila in tutta Italia.

Per quanto riguarda l'incidenza sull'economia, le realtà sarde sono all'ultimo posto con il 2,9% sul valore aggiunto dell'economia isolana mentre prima è la Lombardia con il 6,6%, per una media nazionale del 4,5%.

Ma in Sardegna sono le donne e i giovani a puntare maggiormente sulla cultura per fare business: sul totale delle imprese culturali 1 su 4 (il 24,5%) è femminile mentre 1 su 10 (10,2%) è guidata da giovani di meno di 35 anni.

In entrambi i casi il "peso" percentuale di donne e giovani è maggiore rispetto al totale delle aziende, in cui le imprese femminili sono il 22,2% e quelle giovanili l'8,7%.

Hanno invece un'incidenza minore le imprese condotte da stranieri, che costituiscono il 5,6% del totale delle imprese culturali e creative (a fronte del 10,8% complessivo).

«In un momento in cui il Sardegna, come tutto il resto del mondo, affronta sfide complesse e spesso divisive, è cruciale investire nelle imprese della cultura e della creatività - commenta Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - per questo abbiamo il dovere di sostenere e promuovere la loro crescita, riconoscendo il loro ruolo essenziale nella costruzione di società più prosperose, creative e inclusive. Di certo non ci fa onore essere all'ultimo posto come numero totale di attività e nelle retrovie nazionali come incidenza nell'economia regionale per questo dobbiamo sostenere questo settore».

(Unioneonline/s.s.)

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