È allarme credito nell’Isola, con migliaia di imprese a rischio.

A denunciarlo è Cna, preoccupata «non solo dall’elevato costo del denaro», ma anche dalla «rapidità con cui le banche nell'ultimo anno hanno inasprito le condizioni del credito».

Dal report dell'organizzazione artigiana si evince che nel secondo trimestre 2023 il tasso di interesse chiesto dalle banche alle imprese sarde è salito al 7,4% ed è destinato ad aumentare ancora: ad oggi il costo per un credito liquidità di 100mila euro da rimborsare in 36 mesi è cresciuto da 7.700 a 11.800 euro, + 53%. Solo per fare un esempio, un'impresa sarda che chiede ad un istituto di credito un finanziamento di 500mila euro da restituire in dieci anni dovrà pagare circa 164mila euro di interessi contro i circa 49mila dovuti due anni fa.

Per Cna, rispetto alle altre regioni d'Italia l'Isola paga un gap di oltre 1,5 punti percentuali sui tassi medi praticati alle imprese per esigenze di liquidità, 1,8 punti per il settore dei servizi. Inoltre per le piccole imprese (quelle con meno di 20 addetti) rispetto alle medio-grandi il tasso medio di interesse annuo per esigenze di liquidità è quasi il doppio: il 10,2%, contro il 5,4%.

«In un contesto di forte incertezza economica, alimentato da aspettative di inflazione, politiche monetarie restrittive e crisi internazionali, le imprese isolane, specialmente se di minori dimensioni, si trovano a fronteggiare un forte irrigidimento delle condizioni finanziarie che le pone in una condizione di svantaggio rispetto alle controparti di altre regioni - commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Siamo di fronte a un preoccupante fenomeno di restrizione del credito che metterà a rischio default migliaia di imprese. La Sardegna è la settima regione in Italia per costo del finanziamento per l'investimento».

(Unioneonline/v.l.) 

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