Michele Emiliano non molla sul ricorso al Tar di Lecce con cui intende invalidare il decreto del governo che ha prorogato al 2023 l'autorizzazione ambientale per l'Ilva.

Il governatore della Puglia, nonostante l'appello di ieri del premier Paolo Gentiloni e del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, va avanti.

"La Regione Puglia non ritirerà il ricorso sulla base di annunci e sarà difficile che qualcuno mi costringa, attraverso pressioni non motivate, a fare alcunché. Bisogna lavorare, studiare, e trovare soluzioni per andare avanti nella procedura di vendita dell'Ilva e non ricattare le persone e meno che mai i Comuni e le Regioni", ha fatto sapere Emiliano.

"Sono pronto anche a incontrare Arcelor Mittal, e d'altra parte ho avuto già la disponibilità dell'azienda. Ci incontreremo appena sarà disponibile", ha poi spiegato.

Intanto il gruppo franco-indiano, che ha vinto la gara per rilevare l'acciaieria, ha fatto sapere di aver già già inviato ai Commissari straordinari, il 21 dicembre scorso, il giorno successivo alla riunione del tavolo istituzionale su Taranto al Mise con lo scambio di accuse tra il ministro Calenda ed Emiliano stesso, una lettera nella quale esprimeva tutta la sua preoccupazione per come si stesse "delineando il quadro giuridico italiano sull'Ilva" chiedendo di fatto "una modifica al contratto di affitto con l'obbligo di acquisto, sottoscritto il 28 giugno scorso, per potersi tutelare nel caso dal Tar di Lecce arrivasse lo stop al Dpcm del governo".

In particolare, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Reuters, Arcelor avrebbe chiesto "l'introduzione nel contratto di ulteriori condizioni sospensive o di nuove condizioni risolutive".

(Unioneonline/F)

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