Il tempo ha ribaltato il detto che sollecita la velocità. Altro che ''senza passare dal via''. Il via (nel nostro caso la valutazione di impatto ambientale) era la condizione per coniugare al futuro l'ultimo presidio dell'industria isolana. Si chiamava ''primaria'' ai tempi delle partecipazioni statali. Ora è ''strategica'', soprattutto in vista delle elezioni.

Il tempo ha sbiancato la barba di Antonello Pirotto, voce della RSU di Eurallumina, e collaudato i caschetti degli operai. A Roma e Cagliari, percussioni sull'asfalto: ''lavoro, sviluppo, occupazione''. Ministri e presidenti, foto di gruppo davanti a tende e bandiere. Il conto si è perso, ma resta una cifra. Tonda e arrotondata per difetto: 1500 giorni per decidere. Tanti ne sono passati per conquistare l'autorizzazione finale al riavvio dello stabilimento. La complessità del tema è fuori discussione. Giustissime tutte le verifiche per garantire sicurezza e salute. Ma il tempo misura le opportunità, specialmente quando valgono 200 milioni, come l'investimento di Rusal per la ''nuova'' fabbrica di Portovesme.

Un aiuto è arrivato dalla borsa dell'alluminio, che ha tenuto negli anni (oggi il prezzo sfiora i 1600 euro/tonnellata). Un altro dal Piano Sulcis. Secondo il report di attuazione dello scorso febbraio, i contratti di sviluppo per Eurallumina e Sider Alloys (la ex Alcoa) prevedono risorse pubbliche per 166 milioni a fronte di investimenti complessivi per 295. La voce del report (''salvaguardia del comparto metallurgico'') indica occupazione per 2690 persone, tra diretta e indotta.

Lo stabilimento Sider Alloys (Archivio L'Unione Sarda - Cucca)
Lo stabilimento Sider Alloys (Archivio L'Unione Sarda - Cucca)
Lo stabilimento Sider Alloys (Archivio L'Unione Sarda - Cucca)

Ripartirà il polo integrato? Dalla raffineria di bauxite (Eurallumina) al prodotto finale (Sider Alloys)? C'è in mezzo un nodo storico: il prezzo dell'energia. La multinazionale svizzera ha siglato un primo accordo col governo che porta il prezzo del chilowatt sotto i 30 euro, contro gli oltre 50 attuali. Due anni fa, chiudendo l'accordo con l'ex ministro Calenda, la previsione degli svizzeri era per una copertura del 15% del mercato nazionale e del 3% di quello europeo. E in Italia l'alluminio si importa. Sullo sfondo c'è una sfida più ampia, la ripresa degli investimenti nell'industria in una stagione di grande incertezza (lo dicono i 190 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo Economico).

Una manifestazione dei lavoratori Eurallumina (Archivio L'Unione Sarda)
Una manifestazione dei lavoratori Eurallumina (Archivio L'Unione Sarda)
Una manifestazione dei lavoratori Eurallumina (Archivio L'Unione Sarda)

Qualcuno ricorderà l'alluminio pubblico prodotto in Sardegna. Comprendeva anche i fogli ''Cuki'' e le teglie da forno che ancora usiamo in cucina. Erano i tempi dell'Efim e dell'Alumix, lo sanno bene sindacalisti e amministratori. Oggi la Sardegna raccoglie l'eredità di quelle privatizzazioni, ma finalmente con un progetto di rilancio. Il governo invece ripensa all'Iri, oppure allo Stato dentro Alitalia e Ilva. ''Nazionalizzare si può'' sussurra Palazzo Chigi. Indovinate chi paga.
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