I conti in rosso dei colletti bianchi:in calo i redditi dei professionisti sardi
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Ingegneri, medici, avvocati e persino notai: la crisi delle professioni non ha risparmiato nessuno, soprattutto in Sardegna. Lo dimostra la discesa in picchiata dei redditi analizzati nel sesto rapporto dell'Adepp, l'Associazione che rappresenta 19 Casse di previdenza professionali. Una caduta di circa il 18% dal 2005, fortunatamente rallentata negli ultimi mesi. Dal 2010, anno di esordio della crisi settoriale, i professionisti nell'Isola hanno registrato una contrazione delle entrate pari al 5,1% per gli uomini e 4,6% per le donne. Trend regionale deludente anche perché si scopre che in Lombardia hanno denunciato redditi più che doppi rispetto ai colleghi sardi.
L'ISOLA Sì, l'ammontare delle entrate in Sardegna è sconfortante se paragonato al resto del Paese. Nel 2010 la media per gli uomini era di 28.817 euro, scesa in sei anni a 27.364. È andata peggio alle donne il cui reddito dai 20.339 euro guadagnati in media nel 2015 è passato ai 19.209 euro. Numeri che fanno emergere una doppia discriminazione: di genere e geografica. La media nazionale infatti ha assegnato ai professionisti maschi introiti ben più cospicui: una media di 37.284 euro scesi dopo sei anni a 33.954 (-9%). Per le donne la media è passata invece da 33.710 a 28.437 (-15,7%).
LE ZONE PIÙ COLPITE «Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2015 le regioni che hanno subito i maggiori decrementi del reddito medio - ricorda il presidente dell'Associazione degli enti di previdenza privati Alberto Oliveti - sono state l'Umbria (-8,02%), la Sicilia (-9,04%), la Puglia (-9,68%), il Molise (-10,24%), la Basilicata (-10,57%) e la Valle d'Aosta (-10,64%)».
SPERANZA Ma dall'Adepp arrivano anche notizie più rassicuranti. Gli ultimi anni hanno fatto intravedere uno spiraglio di ripresa. I redditi degli iscritti professionisti di sesso maschile tra il 2014 e il 2015 sono calati in tutte le regioni italiane ad esclusione però della Sardegna accompagnata da Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Marche, Molise e Sicilia, nelle quali l'incremento percentuale medio è stato dello 0,67%. «Al 2015 le regioni che presentano i redditi medi più alti sono Lombardia (circa 60.000 euro), Trentino Alto Adige (circa 59.200 euro) ed Emilia Romagna (circa 49.000 euro) - prosegue Oliveti - mentre le regioni che presentano i redditi più bassi sono Molise (circa 23.000 euro), Basilicata (circa 22.700 euro) e Calabria (circa 20.300 euro)».
DISPARITÀ Le statistiche femminili sono più omogenee: «È doveroso far notare un primo rilevante risultato - sottolinea il presidente dell'Adepp - i redditi delle donne sono nettamente inferiori a quelli dei colleghi uomini, senza alcuna eccezione. Inoltre, tra il 2014 e il 2015 si assiste a un decremento percentuale generalizzato del reddito medio degli iscritti di sesso femminile (appartenenti a tutte le regioni di Italia) nettamente più marcato (-2,04%) rispetto a quello registrato per gli iscritti di sesso maschile (-0,36%)». Lo scorso anno le regioni che hanno toccato il più alto reddito medio degli iscritti di sesso femminile sono state il Trentino Alto Adige (circa 35.590 euro) e la Lombardia (circa 33.400 euro) mentre in coda troviamo la Calabria (circa 11.700 euro) e il Molise (circa 14.000 euro).