Tutto confermato. Doveva restare un vertice segreto, ma alla fine è diventato un vero e proprio tormentone d’inverno. Dal padiglione G della Fiera Campionaria della Sardegna all’aeroporto di Santa Gilla le voci non si rincorrono, si schiantano. Del resto solo un’illusione poteva tenere segregata nel silenzio un’operazione che punta a mettere nelle mani dei fondi finanziari americani e italiani l’asset strategico dell’aeroporto dei sardi, quello di Cagliari-Elmas. Un’operazione stile Grecia, con l’atterraggio in terra sarda dell’alta finanza pronta a sottrarre, come è già avvenuto ad Alghero e Olbia, le porte d’ingresso nell’Isola dei Nuraghi.

Inchiesta & silenzio

La pubblicazione da parte dell’Unione Sarda dei documenti che svelavano il tentativo di un sotterraneo “golpe” finanziario nell’asset societario della Sogaer e la rivelazione del vertice della Fiera per la ratifica dell’operazione ha acceso i riflettori sul futuro dello scalo intercontinentale della Sardegna. I nomi in ballo del resto non potevano passare inosservati. Chi mai avrebbe potuto credere che il colosso finanziario BlackRock o il fondo italiano F2i si sarebbero mossi per fare da sgabello alla Sogaer, la società al 94% di proprietà della Camera di Commercio di Cagliari? Il “pacco natalizio” infiocchettato con rassicurazioni illusionistiche prevedeva che americani e finanziatori italiani mettessero i soldi e altri se li godessero. Un’illusione, appunto. In ogni angolo del mondo in cui “BlackRock” (roccia nera) è sbarcato, con piccole o grandi quote, non ha mai pensato a sviluppo e occupazione, ma solo ai dividendi, quelli finanziari. Non un operatore strategico con cui promuovere la crescita turistica della Sardegna, ma semmai un vero e proprio aspiradenari funzionale solo a garantire le rendite di pensionati facoltosi in giro per il mondo che investono su dividendi certi e sicuri. Se non si produce rendita finanziaria diretta per gli investitori americani si taglia, dai lavoratori alla sicurezza, dalla promozione allo sviluppo. Un cambio di strategia epocale per un’Isola come la Sardegna, da sempre isolata e sfruttata. Un aeroporto che da infrastruttura pubblica funzionale alla crescita della propria terra, in grado di attrarre turisti ed economia, si trasformerebbe in un attimo in uno dei tanti bancomat finanziari utili solo ed esclusivamente agli affari finanziari dei fondi americani e italiani.

Colosseo sottotraccia

Mantenere tutto sottotraccia, mettere il silenziatore a quest’operazione, era un po’ come vendere il Colosseo senza dirlo ai romani. Obiettivo ambizioso, quanto presuntuoso. E, infatti, il giocattolo si è rotto a poche ore da quel vertice informale e “amichevole” di cui abbiamo dato conto nell’edizione di ieri. Se in un primo tempo la strada sembrava spianata per l’operazione spacciata come “indolore”, il risveglio domenicale è stato uno schianto senza freni per i sogni italo-americani. Una delle componenti più potenti della Camera di Commercio di Cagliari, la Confcommercio, guidata da Alberto Bertolotti, ha lanciato un siluro terra aria capace di aprire uno squarcio pesante su tutta l’operazione aeroporto. Le parole sono nette, di fuoco ed esplosive.

Egregio Presidente

Una bocciatura ragionata e senza appello, capace di aprire uno spartiacque profondissimo tra chi, come la Confcommercio, vuole difendere ad ogni costo il ruolo “pubblico e sardo” della Camera di Commercio e chi, invece, (Confindustria) è pronto a cedere armi e bagagli agli americani e ai soci di F2i. Il comunicato di Alberto Bertolotti irrompe nelle redazioni prima delle campane di mezzogiorno e non lascia adito a dubbi. La lettera aperta è indirizzata all’«egregio Presidente», e «al caro Maurizio». Tradotto si tratta di Maurizio De Pascale, presidente della Camera di Commercio di Cagliari. E’ lui che nell’austera sala del padiglione G della Fiera ha indicato - secondo Bertolotti - «la volontà di richiedere alla Giunta Camerale l’autorizzazione a procedere ad una trattativa con Ligantia, BlackRock ed altri investitori, tesa alla costituzione di un unico soggetto a cui ricondurre la gestione dei tre scali aeroportuali sardi di Alghero, Olbia e Cagliari».

Ghiotta, non per i sardi

Quel che segue si sintetizza nelle conclusioni: «All’atto pratico ci sembra quindi che il risultato finale di questa operazione possa diventare quello di una vera e propria vendita dell’aeroporto…senza venderlo! E che questo rischi di condurci a perdere la rotta del nostro pubblico ruolo. Per questo ci appelliamo ai componenti del Consiglio e della Giunta camerale affinché, con uno scatto di consapevolezza, orgoglio e dignità, non ti sia consentito di procedere verso questa pericolosissima strada. Benché utilissima e molto ghiotta. Per pochi. Non sardi». Non solo un diniego esplicito all’operazione, ma l’avvertimento di una vera e propria guerra santa per difendere il ruolo pubblico dell’aeroporto dei sardi. Scrive ancora Bertolotti a nome della Confcommercio: «Non è ammissibile che un argomento di tale portata, capace di determinare una definitiva modifica degli assetti governati, di determinare durature ricadute sull’intero tessuto economico della nostra Regione e conseguenze sociali di così vasta portata, siano trattate in un ambito così informale e ristretto e senza neanche un’ampia relazione e documentazione a supporto. Primo, ma evidentemente non unico, luogo deputato ad un tale confronto ed alla trattazione di un tale argomento, è neanche la Giunta ma il Consiglio Camerale. E ciò, in considerazione del carattere di oltre che straordinaria amministrazione».

Furberie intollerabili

Le argomentazioni della Confcommercio sono esplicite: «Si tratta dell’asset più importante di proprietà della Camera di Commercio di Cagliari-Oristano, forse il più importante asset pubblico della Sardegna, sicuramente l’ultima leva ancora in mano pubblica nella filiera dei trasporti da e per la Sardegna. E pertanto ogni decisione a riguardo è da ritenersi vero e proprio atto di indirizzo politico e non meramente esecutivo». Un appello sostanziale, con una raccomandazione per la forma: «Qualunque furberìa è intollerabile». La bocciatura dell’operazione da parte dei rappresentanti dei commercianti della più potente organizzazione è netta: «Il percorso che hai delineato (riferimento a De Pascale) prevede la costituzione di un soggetto societario tra la Camera di Commercio di Cagliari e Oristano e due colossi della finanza internazionale. Tra cui uno, BlackRock, «la più grande società di investimento nel mondo».

Non pensano all’Isola

«Soggetti -prosegue Bertolotti- il cui unico scopo non può che essere evidentemente il mero rendimento finanziario da garantire agli azionisti, sparsi ai quattro angoli del Pianeta, e non certo le ricadute economiche e sociali sull’intero tessuto imprenditoriale sardo e sulla popolazione della nostra Regione. Soggetti per i quali il “nostro” aeroporto Mario Mameli diventerebbe solo una tabella di numeri ed indicatori e non il posto dove tanta gente lavora, grazie al quale tante aziende producono e che garantisce, più di ogni altra infrastruttura regionale, la mobilità di tutti i sardi».

Il rischio greco

Il rischio di svendere il governo dell’aeroporto di Cagliari è dietro l’angolo: «E’ nostra convinzione – scrive l’organizzazione di categoria - che la Camera di Commercio di Cagliari e Oristano, pur nella massima attenzione alle anche più recondite clausole contrattuali, pattuali e parasociali, sarebbe un vaso di coccio tra grattacieli e rischierebbe di scomparire dalla governance già nel breve periodo. Il “modello Grecia” non ci piace. Tanto più ora, con i tanti fondi governativi a disposizione nell’ambito del PNRR». La guerra per salvare l’aeroporto dei sardi è solo agli inizi.

(8.continua)

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