Non hanno perso nemmeno un secondo. Lungimiranti come pochi. La guerra in Ucraina era appena esplosa. La notte del 23, verso l’alba del 24, erano le 3.30 del mattino, Vladimir Putin scatenava l’inferno in Ucraina. Con un tempismo perfetto, nel giorno stesso dell’inizio delle ostilità, nell’albo pretorio della Capitaneria di Porto, quella di Cagliari, spuntavano nientemeno che tre giganteschi progetti di invasione eolica del Golfo degli Angeli. Un vero e proprio assalto in piena regola, come se qualcuno gli avesse suggerito tempi e modalità. Un vero e proprio blitz, compiuto nel più totale silenzio, sia degli organi statali che degli stessi proponenti. Un’operazione studiata a tavolino che doveva restare sottotraccia, con l’obiettivo di far decorrere i tempi di una qualsivoglia opposizione o impugnazione. Unica comunicazione nell’albo pretorio della Capitaneria, sistemata in una bacheca da vecchio circolo bocciofilo, in un corridoio gelido e vetusto dove non ci passa anima viva. Idem per il sito internet dello stesso braccio ministeriale, frequentato più dai vessati pescatori di molluschi e ricci che dagli aspiranti magnati del vento.

Come quattro ombrelloni

Eppure, come se si trattasse di una semplice autorizzazione per quattro ombrelloni sulla battigia, la Capitaneria ha eseguito gli ordini ministeriali: fate scattare subito le procedure per i progetti di invasione eolica del Golfo di Cagliari. Guai a fare uno stringato e sibillino comunicato stampa per preannunciare che nel “frequentatissimo” corridoio di Stato erano stati appiccicati su una bacheca a muro, con quattro vecchie calamite da barca, gli annunci in stile ministeriale per i piani eolici americani e veneto-svizzeri. Obiettivo chiaro: occupare a suon di gigantesche pale eoliche lo specchio acqueo da Giorgino, sino a Nora, a due passi dal sito archeologico. Operazione che doveva restare segreta, se non fosse finita al centro di un’inchiesta dell’Unione Sarda. L’obiettivo, probabilmente, era quello di mantenere il tutto nel più stretto riserbo di Stato, favoriti dall’evoluzione guerrafondaia delle ostilità russo-ucraine. Con l’immensa distrazione di massa, prima del Covid e poi della guerra, il Ministero delle infrastrutture ha dato disposizioni precise alle Capitanerie di Porto: pubblicate immediatamente le richieste di concessione demaniale marittima per la realizzazione e l’esercizio di impianti eolici offshore. Pubblicazione, guarda caso, avvenuta nello stesso giorno della dichiarazione di guerra, nello stesso giorno dell’approvazione del decreto del governo per derubricare gli impianti eolici a mare ad una sorta di gioco acquatico da svilupparsi, nemmeno dirlo, sulle coste dell’Isola di Sardegna e nello stesso identico giorno in cui si dava il via alla scalata del prezzo del gas. Una concomitanza di fattori che nemmeno il più ardito e funambolico interprete della sfera di cristallo sarebbe stato in grado di predire. Invece, sulle coste sarde, lungo la rotta di Sant’Efisio, tutto è possibile. I tre ciclopici progetti sono custoditi nell’ufficio Demanio, Ambiente, Polizia Marittima, Difesa Marittima e Costiera. Se si riesce rocambolescamente a saperlo, la Capitaneria di Porto fornisce le modalità per poterli visionare: Piazza Deffenu, davanti al Molo Ichnusa, nei giorni dal lunedì al venerdì, dalle ore 09.00 alle ore 12.00, il martedì ed il giovedì, dalle ore 15.00 alle 16.30. Capita, però, guarda caso, che se arrivi puntuale di martedì pomeriggio, ti rispondano che l’ufficio è chiuso, indisponibile per visionare le carte dei signori del vento. Non bastava una pubblicazione di atti pubblici più vicina ad un segreto di Stato piuttosto che ad una procedura amministrativa. Per rendere tutto ancora più silenzioso, se provi ad accedere a quei fascicoli nell’unica ora e mezza indicata nella comunicazione ufficiale, ti rispondono di ritornare.

Da New York a St.Moritz

Di certo per i signori del vento la guerra è esplosa già alla vigilia di Natale. Per loro si è trattato, però, di una falsa partenza, visto che in quel momento non c’era ancora alcuna norma che gli consentiva di superare le procedure della valutazione d’impatto ambientale, per intenderci quelle incardinate nel Ministero dell’Ambiente, nella Commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale. Non esisteva, come non esiste il decreto di commissariamento della Sardegna, concepito vecchio e sinora abortito nel niente, e, soprattutto, non era stato ancora varato quello che riguardava la deregulation dell’eolico a mare inserito come ciliegina sul “Decreto Bollette”. Evidentemente, però, con la fretta di mettere il cappello sul Golfo degli Angeli, due società, una, la Falck Rewables, finita in meno di due mesi tra le mani americane della JP Morgan e un’altra, sede a Venezia ma testa e soldi in Svizzera, hanno ben visto di presentarsi in Piazza Deffenu a distanza di dieci giorni l’una dall’altra. Scalano per primi i tre gradini d’ingresso della garitta della Capitaneria di Porto i signori della Repower Renewable Spa, sede legale e amministrativa nella laguna dei Dogi, nell’unica città al mondo edificata sull’acqua, Venezia, con la capofila dislocata, però, a Poschiavo, un comune svizzero di 3.516 abitanti nel Canton dei Grigioni, a due passi da St. Moritz. Loro nel protocollo d’ingresso hanno un timbro datato 13 dicembre 2021. Si sono, però, dimenticati di allegare qualcosa, chissà cosa, e ritornano il 4 febbraio scorso. Il progetto che hanno l’ardire di depositare non prevede pale eoliche sulle alpi di St. Moritz tantomeno sulla laguna di San Marco. Le mire sono sullo specchio acqueo del Golfo degli Angeli. Non ne chiedono esattamente un fazzoletto. La richiesta è circostanziata. La cifra dei metri quadri è impossibile da leggere: 89 milioni e 469 mila metri quadri di mare sardo dove impiantare il loro gigantesco parco eolico galleggiante. Una sorta di occupazione militare per una superficie di 9.000 (novemila) campi di calcio in mezzo al mare per posizionare 33 pale eoliche con altezze che vanno dai 200 ai 300 metri di altezza. L’annuncio della Capitaneria è tanto inquietante quanto sibillino: «Dando atto che l’istanza, su delega del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, è stata sottoposta ad un vaglio preliminare in ordine alla compatibilità dell’impianto con la sicurezza della navigazione marittima e con le altre attività marittime». Una formula giuridica che non esiste, inventata ad hoc, per dire e non dire, ma per lasciar capire che quel «vaglio preliminare» sarebbe stato superato. Non lo dicono esplicitamente, ma lo fanno capire.

Firme & responsabili

Una valutazione per la quale nessuno personalmente, né alla Capitaneria né in altri uffici ministeriali, pare si assuma la responsabilità di sottoscriverlo. Affermare che questa marea di pale eoliche, sommate agli altri progetti saranno 126, piazzate in mezzo al Golfo, non saranno un problema per la navigazione, significa sfidare a viso aperto il buon senso e il senso di responsabilità. Sarà interessante capire chi avrà avuto l’ardire di sottoscrivere questo “vaglio preliminare” per poterlo confrontare con il diniego assoluto espresso per lo stesso progetto dieci anni fa dalla stessa Capitaneria di Cagliari. In quell’occasione a comunicare la bocciatura fu per primo il Ministro delle Infrastrutture e del Mare, allora Altero Matteoli, che dichiarò che il vaglio di sicurezza rendeva impossibile procedere su quello scempio in mezzo al Golfo degli Angeli. Ora, invece, il braccio operativo di Roma sul molo Ichnusa, comunica che i signori svizzeri della laguna di San Marco chiedono di occupare per trenta anni il Golfo degli Angeli «per una concessione demaniale marittima per la realizzazione e l’esercizio di un impianto eolico off-shore di tipo floating nella zona di mare territoriale antistante la costa meridionale della Sardegna». Anche per loro la zona prescelta è quella davanti alla rotta di Sant’Efisio con allaccio elettrico nell’area della Saras di Sarroch. Il secondo assalto, ancor più consistente del primo, è quello svelato nelle scorse settimane dall’inchiesta dell’Unione Sarda. A presentarlo alla vigilia di Natale, era il 23 dicembre, è la Falck Renawables, allora italiana, trasformata nel giro di due mesi nientemeno che in americana con a capo la potentissima banca d’affari JP Morgan. Per loro dieci giorni di ritardo rispetto agli svizzeri, ma con un progetto quasi il triplo rispetto a quello concepito sulle nevi di St. Moritz. A presentarlo è una società dal nome improbabile Nora Ventu srl, sede legale a Milano, ma con la targa e i soldi negli States. Anche per loro qualcosa nella presentazione non va bene, ma nella corsa a mettere la bandiera sul Golfo di Cagliari recuperano ben 7 giorni rispetto ai dieci iniziali di ritardo. Restano, però, sempre secondi considerato che le integrazioni risultano pervenute il 7 febbraio scorso. In questo caso le smanie di grandezza sfiorano il mezzo secolo di occupazione: la durata della concessione richiesta, infatti, è di 40 anni, giusto il tempo perché quelle pale in mezzo al mare si trasformino in ruggine e rottami.

Pale fitte

E qui si manifesta il primo elemento di grande differenza tra gli svizzeri e gli americani. I primi chiedono di occupare 89 milioni di metri quadri, i secondi ne chiedono, sommando i due progetti in capo alla JP Morgan, “appena” 4 milioni e centomila. Qualcosa non torna e già questo avrebbe dovuto indurre il Ministero e la stessa Capitaneria a più miti consigli prima di avviare una procedura senza parametri di ammissibilità quantomeno unitari. Ultima annotazione: anche per gli americani, nonostante una disposizione più fitta di pale prevista nello specchio acqueo che coinvolge il Golfo da Nora a Capo Carbonara, nel territorio di Villasimius, viene dichiarato tra le righe che il progetto è stato sottoposto al «vaglio preliminare» in ordine alla compatibilità con la sicurezza della navigazione marittima e con le altre attività marittime.

Ultimatum

L’annuncio nella bacheca indica anche un termine di 30 giorni per «le osservazioni/opposizioni ritenute opportune a tutela dei loro eventuali diritti». Se qualcun altro, è scritto nell’annuncio “segreto”, volesse piazzare qualche altra pala nel circondario marittimo lo può richiedere entro il 26 marzo prossimo. La Capitaneria conclude con un perentorio ultimatum: «Trascorso il termine stabilito, non sarà accettato alcun reclamo e si darà corso alle ulteriori incombenze istruttorie finalizzate al rilascio della concessione demaniale marittima». Il Golfo degli Angeli è ufficialmente alla mercé dei signori del vento. Americani, svizzeri e quant’altri hanno le pale pronte da piazzare sulla rotta di Sant’Efisio. Il Santo per ora sta a guardare, è in attesa che altri difendano il mare sardo.

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