L'invasione della Russia (principale fornitore di gas in Italia) in Ucraina (principale rotta di importazione) ha imposto "un monitoraggio costante" e misure di precauzione come il "riempimento dello stoccaggio anticipato" ma ad oggi "la situazione delle forniture è al momento adeguata a coprire la domanda interna".

Lo indica il Ministero della Transizione Ecologica: benché l’Italia sia entrata in “pre-allarme” è lontana da una situazione di allarme vero e proprio. Il “pre-allarme” si limita a mettere in campo "un monitoraggio costante della situazione energetica nazionale" e a far avviare, agli operatori del settore e a Snam, "un riempimento dello stoccaggio anticipato", cosa che normalmente accade da primavera avanzata.

Oggi i nostri stoccaggi sono più pieni (38,5%) della media europea (29,7%). La domanda in Italia oggi è bassa e il gas in arrivo a Tarvisio dalla Russia è più che ad inizio settimana. Intanto, dal Consiglio dei Ministri di domani, è attesa una norma per introdurre margini di flessibilità temporanea per, in caso di vera emergenza, ribilanciare la produzione di energia dal gas al carbone. Domani ci sarà anche un Consiglio europeo straordinario dei ministri dell'Energia.

I dati su forniture e domanda sono consultabili in tempo reale, come sul sito di Snam: ne emerge che al momento, con una domanda in Italia che per oggi è bassa (di domenica, ma anche in tutta questa parte dell'anno rispetto alle medie stagionali): pari a 225 milioni di metri cubi di gas. Mentre è alta la quota in arrivo da Tarvisio, porta di ingresso del gas della Russia: pari a 73 milioni di metri cubi. La domanda giornaliera, come picchi in inverno, arriva anche a 300/400 milioni di metri cubi. A indicare che gli stoccaggi si stanno svuotando di meno è anche il netto uscite-entrate, che oggi è basso, pari a 24 milioni di metri cubi.

Sono tre i livelli di criticità previsti dal piano di emergenza gas. Il pre-allarme mette in campo monitoraggio e misure di cautela come il riempimento in anticipo degli stoccaggi: gli addetti ai lavori fanno notare che siamo lontani dal secondo livello, di "allarme”, e lontanissimi dal terzo, di “emergenza”, che scatta quando le misure di mercato appaiono non più in grado di reggere il sistema.

(Unioneonline/D)

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