Gambero Rosso, Sella & Mosca tra la quattro cantine italiane “d’eccellenza”
Omaggio alla storica azienda algherese: «Tra le poche capaci di mantenere coerenza produttiva e qualitativa su tutte le tipologie di vino»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Roma, ristorante Pipero. È qui che il Gambero Rosso ha voluto chiudere la due giorni di presentazione della Guida Vini d’Italia 2026, con un evento dal sapore speciale: una masterclass dedicata alle quattro cantine che, nei quarant’anni di storia della Guida, si sono distinte per l’eccellenza in tutte le tipologie di vino – spumanti, bianchi, rossi e dolci. Tra queste, anche Sella & Mosca, la storica azienda algherese che da oltre un secolo racconta il territorio attraverso i suoi vitigni. «Abbiamo voluto omaggiare quelle realtà che nel tempo hanno saputo mantenere una coerenza produttiva e qualitativa su tutte le tipologie di vino, senza mai perdere identità e legame con il territorio», ha spiegato Giuseppe Carrus, curatore della Guida e conduttore della serata. «Non è stato facile trovarle: molte aziende oggi completano la gamma con bollicine o vini dolci, ma poche hanno una storia così solida e trasversale». Le altre quattro protagoniste selezionate sono state Ca’ Rugate (Veneto), Roeno (Veneto-Trentino) e Umani Ronchi (Marche): tutte aziende familiari, che nel tempo hanno fatto del vino una missione.
Nel 2026, la Guida Vini d’Italia compirà quarant’anni: quattro decenni in cui il Gambero Rosso ha raccontato l’evoluzione del vino italiano, dalle prime etichette dei Tre Bicchieri all’attuale pluralità di stili, terroir e linguaggi: «Oggi non basta più che un vino sia semplicemente buono. Deve avere una voce, un’identità, deve saper raccontare il luogo da cui nasce. Le cantine che abbiamo scovato tra le pagine della Guida e che sono qui oggi sono riuscite a farlo, anno dopo anno».
A raccontare la Sardegna del vino è stato Giovanni Pinna, direttore generale ed enologo di Sella & Mosca, con un viaggio nel bicchiere ha preso avvio con l’Oscarì 2022, una bollicina metodo classico da uve Torbato, fresca e luminosa: «Il Torbato è un vitigno che Sella & Mosca ha sempre curato e protetto, Arrivato in Sardegna con gli Spagnoli nel Trecento, ha rischiato di scomparire e oggi rappresenta uno dei nostri tratti identitari. Con l’arrivo della famiglia Moretti, abbiamo voluto dargli una nuova voce, seguendo l’esempio della Franciacorta ma restando fedeli alla varietà locale. È stata una sfida e al tempo stesso un modo per ribadire la nostra identità». Un vino, come ha sottolineato anche Carrus, che «dimostra come non servano lunghissimi affinamenti per raggiungere l’equilibrio, ma piuttosto la capacità di rispettare il vitigno e lasciarlo parlare».
Dalla finezza delle bolle si è passati all’eleganza minerale del Terre Bianche Cuvée 161 2024, altro omaggio al Torbato, in versione ferma: un bianco che racconta la complessità dei suoli calcarei e sabbiosi del Nord Ovest dell’isola, con quella vena salina che ne allunga la freschezza. Poi il calice si è fatto più profondo con l’Alghero Cabernet Marchese di Villamarina Riserva 2021, vino simbolo della cantina, nato nel 1989 da un progetto pionieristico che ha trovato nel terroir di Alghero il luogo ideale per un vitigno internazionale come il Cabernet Sauvignon. A chiudere la degustazione, il tempo lungo e la dolcezza antica dell’Anghelu Ruju 2009, vino liquoroso di straordinaria complessità, servito in abbinamento ai dessert della cena e capace di evocare, come pochi altri, la memoria della terra e del sole di Sardegna.
Nel corso della serata, ogni cantina ha presentato un percorso coerente, specchio di un’Italia del vino che cambia ma resta radicata nel suo paesaggio. Dalle colline del Soave di Ca’ Rugate, ai versanti marchigiani di Umani Ronchi, passando per la Val d’Adige di Roeno: il filo conduttore è stato quello della famiglia: aziende guidate da più generazioni, capaci di innovare restando fedeli a un’eredità comune. Nei calici si specchia un’Italia diversa ma unita, fatta di vigne, famiglie e gesti che si ripetono. E tra le bollicine del Torbato e il profumo di mare che arriva da Alghero, la Sardegna brinda a un nuovo traguardo: esser parte viva di questi quarant’anni di racconto del vino italiano.